Novembre 11, 2013

Cinzia Jannelli

Conergy: impianti fotovoltaici più efficienti per un alto livello di autoconsumo

Secondo Conergy è necessario fare una riflessione sul mercato del fotovoltaico in seguito alla modifiche della norma sulle tariffe incentivanti, ora la sfida è quella di configurare al meglio l’impianto in base al fabbisogno di energia elettrica dell’utente così da utilizzare in loco quanta più energia prodotta possibile. L’obiettivo è quello di raggiungere alti livelli di autoconsumo e di autarchia.

Secondo Conergy è necessario fare una riflessione sul mercato del fotovoltaico in seguito alla modifiche della norma sulle tariffe incentivanti, ora la sfida è quella di configurare al meglio l’impianto in base al fabbisogno di energia elettrica dell’utente così da utilizzare in loco quanta più energia prodotta possibile. L’obiettivo è quello di raggiungere alti livelli di autoconsumo e di autarchia.

L’ “autoconsumo” è la percentuale di energia fotovoltaica utilizzata direttamente e localmente rispetto all’energia generata, ed è un indicatore del grado di utilizzo dell’impianto da parte del consumatore.
Il livello di “autarchia“, al contrario, viene calcolato confrontando la quantità di energia elettrica prodotta e consumata in loco con il fabbisogno totale di energia del nucleo familiare. Ciò descrive il livello di indipendenza dalla rete elettrica e fornisce informazioni sul risparmio energetico: più alto è il grado di autarchia, minore energia elettrica verrà acquistata dalla rete.
Un impianto fotovoltaico per una casa privata deve essere dimensionato in modo che l’autarchia e l’autoconsumo siano più elevati possibile. Dal momento che il consumo di energia delle abitazioni private varia in base alla routine dei loro occupanti, esistono diversi profili di consumo energetico da prendere in considerazione.
Per una famiglia, “massima indipendenza” significa ottenere un livello molto alto di autarchia, ovvero riuscire a produrre l’energia necessaria per la propria abitazione. Tutto ciò che si produce in più diventa utile nel momento in cui l’utente è in grado di stoccarlo tramite batterie di accumulo oppure attraverso dispositivi domotici che permettono di adottare modalità di consumo personalizzate. Ma questa non è la soluzione più conveniente e potrebbe non essere l’approccio giusto per ogni tipo di famiglia. Una buona regola è quindi che l’energia elettrica prodotta dalla centrale dovrebbe corrispondere pressappoco al fabbisogno energetico totale.
Il livello di autoconsumo “naturale” di una casa privata è attorno al 20-30%. È possibile ottenere un aumento di circa il 5% attraverso dei cambiamenti nelle abitudini di consumo o nelle soluzioni di automazione già esistenti. Sistemi domestici di gestione dell’energia (HEMS) ed elettrodomestici intelligenti dovrebbero aumentare questa cifra di un ulteriore 5-10% in un prossimo futuro. L’integrazione di un sistema di stoccaggio allo stato d’arte equivale a una gestione ideale del carico, consentendo livelli più elevati di autoconsumo e autarchia fino a più del 70%. Inoltre, le sinergie con le tecnologie di riscaldamento (come le pompe di calore, le caldaie o gli impianti di stoccaggio di calore) sono in grado di migliorare ulteriormente il rapporto di autoconsumo.
L’obiettivo per i privati è di raggiungere un’elevata indipendenza dai prezzi dell’energia, in continuo aumento. Gli esperti prevedono infatti che per i clienti finali i prezzi per l’energia dalla rete saliranno notevolmente nei prossimi anni. Oltre ad aumenti delle imposte e delle tasse, anche l’inflazione giocherà un ruolo importante, comprendendo un incremento annuo di circa il 2%. Ipotizzando un aumento annuo della tariffa elettrica del 3,5%, una famiglia dovrebbe pagare circa 55 centesimi di Euro per kilowattora entro il 2033. In questo caso, il consumatore dovrebbe pagare una media di 40 centesimi di euro per kilowattora per 20 anni, ovvero tra il doppio e il triplo del prezzo dell’energia prodotta dal proprio impianto fotovoltaico.

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