Dicembre 5, 2013

Sofia Prada

Dal 6 dicembre in vigore, per due anni, i dazi su celle e pannelli cinesi

Il Consiglio Europeo ha adottato in maniera definitiva le misure antidumping e antisussidi contro il fotovoltaico cinese.

Il Consiglio Europeo ha adottato in maniera definitiva le misure antidumping e antisussidi contro il fotovoltaico cinese.

Nello specifico, il Consiglio ha accettato e confermato quanto era stato deciso ad agosto dalla Commissione e dal commissario europeo al commercio Karel De Gucht: dal 6 dicembre entrano ufficialmente in vigore, per un periodo di due anni eventualmente rinnovabile, i dazi a celle e pannelli fotovoltaici cinesi o venduti da cinesi.
Sono inoltre stati confermati il prezzo minimo e il tetto massimo per l’importazione di fotovoltaico prodotto dalle aziende cinesi che hanno collaborato con la Commissione UE: 56 centesimi di euro al Watt e 7 GW annui massimi di import dalla Cina.
Il presidente di EU ProSun, Milan Nitzschke, si dichiara parzialmente soddisfatto: “Finalmente l’UE si è decisa a mettere in pratica delle misure contro il dumping cinese. I nuovi dazi del 48% circa compensano, anche se solo in parte, gli investimenti che lo stato cinese impiega per respingere i produttori europei o non cinesi dal mercato del solare. Si tratta di una battaglia tra economia pianificata ed economia di mercato. Senza questi dazi le aziende che si muovono nell’ambito di un’economia di mercato sarebbero completamente alla mercé dell’economia di stato cinese”.
La stessa EU ProSun ritiene che i prezzi minimi stabiliti con l’accordo estivo siano ancora troppo bassi: “Ci aspettiamo che il Tribunale dell’Unione europea prima o poi dichiari nullo il regolamento relativo al prezzo minimo. A quel punto i dazi saranno validi per tutte le importazioni solari cinesi. Solo in tal caso il mercato solare europeo sarà libero: libero da sovvenzioni statali alle esportazioni e libero dal dumping”.
Dal canto suo, il presidente del Comitato IFI Alessandro Cremonesi critica l’atteggiamento dell’UE che a suo parere è poco autoritaria nei confronti della Cina: “La volontà politica dell’Unione Europea in questa disputa non lascia dubbi: mettere da parte ogni evidenza che ponesse in luce il comportamento illegittimo e predatorio da parte dei produttori di moduli fotovoltaici cinesi e scegliere la via negoziale…. Una scelta che mette in luce tutta la debolezza politica dell’Europa di fronte allo strapotere economico cinese”.
Il documento del Consiglio contiene anche indicazioni precise su come e quanto la Cina ha incentivato la produzione di fotovoltaico, azienda per azienda, con sussidi pubblici.
Per esempio Jiangxi LDK Solar Hi-Tech o LDK Solar Hi-Tech hanno beneficiato dell’11,5% dei sussidi, mentre imprese quali Trinasolar solo del 3,5%.
L’UE ha calcolato la percentuale di danno causato ai produttori europei da ogni azienda e imposto dazi commerciali al fine di riequilibrare il mercato. Anche in questo caso si tratta di percentuali per ogni singolo produttore.
Per LDK Solar Hi-Tech o Jiangxi LDK Solar Hi-Tech, la percentuale è pari all’11,5%, quella di Delsolar, invece, è dello 0%.
Nei due anni di validità i dazi potranno essere modificati, qualora dovesse risultare necessario: dopo almeno un anno dalla data di introduzione, le tariffe punitive potranno essere riviste se richiesto da una azienda europea che porterà motivazioni convincenti.

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