Luglio 4, 2013

Cristiano Sala

Aiee e Federmanager Roma, nuovo calo della domanda energetica

Secondo lo studio “Il costo dell’energia. Vincoli allo sviluppo e alla competitività”, la domanda energetica nazionale scenderà ulteriormente nel corso dell’anno, a conferma di un trend in calo costante registrato in questi anni.

Secondo lo studio “Il costo dell’energia. Vincoli allo sviluppo e alla competitività“, la domanda energetica nazionale scenderà ulteriormente nel corso dell’anno, a conferma di un trend in calo costante registrato in questi anni.

L’analisi, condotta da Aiee e Federmanager Roma, mostra come entro il termine del 2013 sarà possibile assistere a una riduzione del 5,1%, passando dai 184,2 milioni di TEP del 2011 ai 174,8 di quest’anno. Alla base di questo andamento c’è sicuramente il momento economico globale e la crisi in atto, ma anche un costo particolarmente alto dell’energia elettrica, un possibile vincolo che potrebbe pregiudicare la ripresa economica del nostro Paese.
In questo senso, Federmanager Roma, per voce del Presidente Nicola Tosto, sottolinea come sia importante agire al più presto. Per evitare danni irreversibili alle dinamiche economiche italiane è di vitale importanza la realizzazione di un Piano energetico nazionale. La pianificazione richiesta da Federmanager Roma consentirebbe di stabilizzare i sistemi di approvvigionamento e consentirebbe di regolare la compatibilità economica delle forniture. Dal 2000 al 2012 è stato riscontrato un netto aumento della fattura energetica, che è salita da 37 a 64 miliardi di Euro, con un aumento dell’onere sui prodotti petroliferi salita a 34 miliardi di Euro. La crescita riscontrata nel periodo è supera l’87% e incide sul PIL in modo evidente, passando dal 2,4% al 4,5% in 12 anni.
Il peso fiscale costituisce un ulteriore carico che impatta negativamente sul costo dell’energia, dai prodotti petroliferi all’energia elettrica.

Secondo Edgardo Curcio, Presidente Fondazione Energia di Aiee: “l’Italia paga un prezzo superiore del 30-35% a quello dei principali Paesi concorrenti. E il differenziale è particolarmente significativo proprio nei settori produttivi. Uno squilibrio dovuto sia al mix delle fonti utilizzate per la produzione, sia al carico fiscale e parafiscale che, negli anni, è costantemente cresciuto. In questo quadro c’è anche da segnalare il costo derivante dagli oneri di sistema a sostegno dello sviluppo delle fonti rinnovabili, che ha ormai superato i 10 miliardi di euro all’anno. Questa situazione rende necessario un ripensamento delle nostre politiche energetiche nazionali, altrimenti si rischia di perdere ulteriori posizioni in termini di competitività rispetto alle aziende straniere”.
Nicola Tosto aggiunge: “In Italia, i prodotti energetici vengono utilizzati come veicoli di prelievo fiscale, con la trasformazione di molti operatori in veri e propri sostituti d’imposta. Ciò finisce con l’incidere negativamente sulla competitività delle nostre aziende, a causa degli elevati costi che si trovano a dover sostenere”.

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