Alcuni ricercatori di tre Università americane – la Stanford University, la University of Illinois-Urbana Champaign e la North Carolina State University – hanno messo a punto un nuovo emettitore termico resistente al calore che potrebbe migliorare l’efficienza delle celle solari.
Alcuni ricercatori di tre Università americane – la Stanford University, la University of Illinois-Urbana Champaign e la North Carolina State University – hanno messo a punto un nuovo emettitore termico resistente al calore che potrebbe migliorare l’efficienza delle celle solari.
Nello specifico, il prototipo sarebbe in grado di convertire il calore solare in luce infrarossa, che può così essere assorbita dalle celle solari per poi produrre elettricità.
Tale tecnologia in realtà esiste già ed è conosciuta con il nome di “termofotovoltaico“. A differenza degli emettitori precedenti, però, che si disintegravano a temperature inferiori ai 1200 °C, il nuovo dispositivo rimane stabile fino ai 1400 °C.
Shanhui Fan, uno degli autori della ricerca, ha così dichiarato: “Si tratta di una performance record in termini di stabilità termica e di un importante passo avanti nel campo della termofotovoltaica”.
Generalmente una cella solare è dotata di un semiconduttore di silicio in grado di assorbire la luce solare diretta e di trasformarla successivamente in energia elettrica. In questo modo, tuttavia, la maggior parte della luce visibile viene dissipata sotto forma di calore, poiché il silicio risponde soltanto a specifiche lunghezze d’onda.
Grazie ai dispositivi termofotovoltaici è però possibile superare questa limitazione: invece di inviare direttamente la luce alla cella solare, essi sono provvisti di un componente formato da un assorbitore, che si riscalda per effetto dei raggi solari, e di un emettitore, che converte il calore così generato in luce infrarossa. Queste onde vengono poi indirizzate verso la cella solare.
Fan ha poi così aggiunto: “Essenzialmente, adattiamo la luce a lunghezze d’onda più corte, che sono l’ideale per una cella solare. Questo innalza l’efficienza teorica della cella al 80%, un dato abbastanza notevole”.