Per poter sfruttare maggiormente la radiazione solare per la produzione di energia, sono attualmente in fase di studio speciali celle solari bifacciali. I primi campioni sono stati realizzati dai ricercatori dell’Istituto Fraunhofer di Friburgo, che sono stati supportati dagli specialisti dell’università di Berna e dell’università Heriot-Watt di Edimburgo.
Per poter sfruttare maggiormente la radiazione solare per la produzione di energia, sono attualmente in fase di studio speciali celle solari bifacciali. I primi campioni sono stati realizzati dai ricercatori dell’Istituto Fraunhofer di Friburgo, che sono stati supportati dagli specialisti dell’università di Berna e dell’università Heriot-Watt di Edimburgo.
Per superare la barriera imposta dalle convenzionali strutture a celle con polisilicio, capaci di convertire solo il 30% dell’energia ricevuta, si è scelto di integrare un convertitore, in grado di leggere la radiazione infrarossa. Si tratta di uno strato inserito sul lato posteriore della cella e realizzato con una polvere microcristallina di sodio fluoruro di ittrio inglobata in un polimero.
Queste celle, definite bifacciali, sono state opportunamente trattate per gestire un up-converter di questo tipo e, durante le fasi sperimentali, sono state sviluppate differenti piattaforme, adottando strutture con ittrio e erbio. Quest’ultimo consente di elevare lo stato energetico degli elettroni e di raggiungere un efficienza complessiva del 40%.
Il team di esperti commenta: “Abbiamo dotato le celle solari di grate metalliche sui lati anteriore e posteriore, in modo che la luce infrarossa possa può passare attraverso le celle stesse. Inoltre, la luce può essere utilizzata da entrambe le facce della cella, per questo parliamo di “celle solari bifacciali”. Per la prima volta, inoltre, abbiamo applicato il rivestimento antiriflesso anche alla parte posteriore della cella, il che potrebbe aumentare l’efficienza dei moduli e far crescere le rese energetiche.”