Non sono tardate le reazioni al decreto legislativo 2009/28 relativo alla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, approvato durante il Consiglio dei Ministri n.129 del 3 Marzo 2011. Questo e altri provvedimenti erano stati infatti fonte di accesi dibattiti negli scorsi giorni, soprattutto da parte di numerose associazioni ambientaliste e di settore, ma anche dìirettamente da parte delle aziende produttrici.
Non sono tardate le reazioni al decreto legislativo 2009/28 relativo alla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, approvato durante il Consiglio dei Ministri n.129 del 3 Marzo 2011. Questo e altri provvedimenti erano stati infatti fonte di accesi dibattiti negli scorsi giorni, soprattutto da parte di numerose associazioni ambientaliste e di settore, ma anche dìirettamente da parte delle aziende produttrici.
Obbiettivo di uno di questi provvedimenti, si legge nel comunicato stampa del Governo, è “il potenziamento e la razionalizzazione del sistema per incrementare l’efficienza e l’utilizzo di questo tipo di energia , ma anche quelli di diminuire gli oneri “indiretti” legati al processo di realizzazione degli impianti”. É prevista, inoltre, “la definizione di un nuovo sistema di incentivi per gli impianti da fonti rinnovabili che entrano in esercizio dal 1° gennaio 2013, differenziato per gli impianti di taglia minore e maggiore, in modo da dare certezza ai piccoli investitori e stimolare i più grandi a soluzioni più efficienti. “Per quanto riguarda il settore fotovoltaico, è stato deciso di procedere verso una “ ridefinizione di criteri, parametri e quote a decorrere dal 1°giugno, per assicurare la sostenibilità dei costi di incentivazione, scoraggiare le iniziative meramente speculative e garantire al settore una prospettiva di sviluppo di lungo periodo”.
In pratica si dovrà attendere il primo giugno per i nuovi incentivi, lasciando quindi quelli attuali in vigore fino alla fine di maggio. Questo punto , e quello relativo alla scomparsa del limite di 8.000 MW, sembrerebbe un punto a favore di questi temevano un blocco del mercato.
Qualcuno però ha fatto anche notare che di fatto il limite degli 8.000 MW per la riduzione degli incentivi non è stato realmente tolto perché giugno sarebbe stato, più o meno, proprio il periodo stimato in cui si sarebbe potuto raggiungere questa capacità.
Le reazioni comunque non sono tardate e Legambiente, per esempio, resta molto critica sul decreto legislativo, come emerge dal suo comunicato che riporta che si tratt di “un decreto che avrà effetti gravi e dannosi sulle rinnovabili in Italia, visibili già nel 2011”
Il commento di Edoardo Zanchini, responsabile energia e infrastrutture di Legambiente, è stato :
“Per il solare fotovoltaico, imprenditori e cittadini sono lasciati nella più totale incertezza. Solo chi ha già i cantieri aperti e finirà entro maggio avrà sicurezza sugli incentivi. Da giugno entrerà in vigore un nuovo sistema con tariffe più basse ma anche un ‘limite annuale alle installazioni’ che non darà garanzie che vuole investire”. Legambiente ritiene che siano stati stravolti il testo e gli obiettivi per le fonti rinnovabili della Direttiva Europea che si doveva recepire e quindi chiederà alla Commissione europea di verificare la coerenza del provvedimento Romani con gli obiettivi vincolanti al 2020 e il Piano italiano per lo sviluppo delle rinnovabili presentato a Bruxelles.