Giugno 19, 2012

Cristiano Sala

ANIE – GIFI e l’occupazione nel settore fotovoltaico

Secondo ANIE – GIFI, con la pubblicazione del Decreto Legge 'Sviluppo' sono state approvate una serie di importanti misure a favore dell'occupazione giovanile nel settore fotovoltaico e delle aziende della green economy.  

Secondo ANIE – GIFI, con la pubblicazione del Decreto Legge 'Sviluppo' sono state approvate una serie di importanti misure a favore dell'occupazione giovanile nel settore fotovoltaico e delle aziende della green economy.

 

In questo senso, Valerio Natalizia, Presidente ANIE – GIFI, commenta: "Siamo soddisfatti che il Governo abbia recepito le nostre proposte a sostegno dell'industria nazionale prevedendo l'applicazione di un credito di imposta alle imprese che assumono a tempo indeterminato giovani di età inferiore ai 35 anni da impiegare fra l'altro nel solare fotovoltaico, ma allo stesso tempo siamo seriamente preoccupati della persistenza del registro per gli impianti fotovoltaici che, così come proposto, andrebbe a vanificare gli elementi positivi introdotti dal DL Sviluppo e aumentare il tasso di disoccupazione nel settore fotovoltaico."
La contestazione da parte degli operatori del settore, ma anche della Commissione Europea, dei rappresentanti del Parlamento italiano e dei prestigiosi istituti indipendenti, nasce dall'imposizione della soglia di 12 kWp per l'accesso al registro.
Questo meccanismo non contribuisce al controllo della spesa, produce ulteriore burocrazia, contribuisce a far lievitare i costi per le aziende del settore e riduce la competitività del comparto industriale rallentandone lo sviluppo.
Secondo Natalizia: "Un registro a 12 kWp non è nell'interesse delle aziende di qualsiasi settore: un impianto fotovoltaico può concretamente ridurre i costi energetici aumentando quindi la competitività." "Il rallentamento dello sviluppo del settore fotovoltaico causerebbe notevoli danni a tutti a partire dalle casse dello Stato. Si impedirebbero importanti flussi di IVA e tasse pagate dalle aziende del settore le quali, continuando a crescere, non sarebbero costrette ad assorbire altre risorse pubbliche, a cominciare dalla cassa integrazione. Il registro è una scelta sbagliata."

 

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