Il governo statunitense ha deciso di avanzare presso la World Trade Organization (WTO), una richiesta di arbitrato nei confronti dei sussidi elargiti dall’India ai propri produttori di celle e moduli fotovoltaici.
Il governo statunitense ha deciso di avanzare presso la World Trade Organization (WTO), una richiesta di arbitrato nei confronti dei sussidi elargiti dall’India ai propri produttori di celle e moduli fotovoltaici.
Nello specifico, le istituzioni indiane avrebbero deciso di erogare fondi ai produttori del settore, mossa ritenuta discriminatoria e nociva da parte degli Usa.
Gli Stati Uniti hanno però ribadito il pieno sostegno allo sviluppo del fotovoltaico a livello globale, a patto che questo non ostacoli il progresso comune e non porti a situazioni quali per esempio l’aumento del costo dell’energia pulita, come accade in India.
Ron Kirk, rappresentate degli affari commerciali degli States, ha così spiegato l’iniziativa: “Voglio essere chiaro: gli Stati Uniti sostengono con forza il rapido sviluppo dell’energia solare in tutto il mondo, anche in India. Purtroppo, le politiche discriminatorie nel suo programma solare nazionale danneggiano questa cooperazione di successo, aumentano il costo dell’energia pulita, e minano i progressi verso il nostro obiettivo comune“.
Dal canto suo, anche l’india ha recriminato contro gli Usa, accusandoli di voler sopprimere il mercato indiano dell’energia solare, che già versa in cattive acque.
Il Centre for Science and Environment di New Delhi ha condotto un’indagine sulla situazione del fotovoltaico in India dalla quale sono emerse alcune questioni chiave.
Prima tra tutte la creazione di un fondo da 30 miliardi di dollari nell’ambito della Convenzione quadro Onu sui cambiamenti climatici che dovrebbe supportare i Paesi in via di sviluppo: in realtà la Exim Bank e l’Overseas Private Investment Corporation concedono prestiti a chi ha intenzione di investire in India a condizioni effettivamente estremamente convenienti ma solo se la tecnologia viene acquistata da compagnie americane.
Inoltre, in India esiste l’obbligo di utilizzare materiale fabbricato nel Paese, ma ciò è valido solo per la tecnologia del cristallino e del film sottile.
Secondo il Centre for Science and Environment, gli Usa si comporterebbero dunque esattamente come la tanto contestata Cina, regolamentando l’importazione di componenti con leggi severe.