Novembre 29, 2013

Cinzia Jannelli

UniSat-5 in orbita grazia al know-how italiano

Il microsatellite UniSat-5, lanciato la mattina del 21 novembre scorso dalla base russa di Yasny, nella regione di Orenburg, con il vettore russo-ucraino Dnepr. All’interno di Unisat-5 sono stati integrati otto satelliti a forma di cubo e di varie dimensioni: 4 CubeSat, della grandezza di 10 centimetri di lato e 4 PocketQube, di 5 centimetri, oltre a un modulo fotovoltaico sperimentale progettato e realizzato da Stefan Gregucci, borsista del dipartimento di Ingegneria civile all’Università di Pisa.

Il microsatellite UniSat-5, lanciato la mattina del 21 novembre scorso dalla base russa di Yasny, nella regione di Orenburg, con il vettore russo-ucraino Dnepr. All’interno di Unisat-5 sono stati integrati otto satelliti a forma di cubo e di varie dimensioni: 4 CubeSat, della grandezza di 10 centimetri di lato e 4 PocketQube, di 5 centimetri, oltre a un modulo fotovoltaico sperimentale progettato e realizzato da Stefan Gregucci, borsista del dipartimento di Ingegneria civile all’Università di Pisa.

Il prototipo completamente realizzato da Gauss srl, azienda italiana, fa parte di un programma sviluppato dal gruppo di Astrodinamica della Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma, guidato dal professor Filippo Graziani.
“Una delle peculiarità che distingue questo pannello dagli altri a basso costo è un nuovo metodo per il “coverglassing” delle celle solari – spiega Stefan Gregucci – Le celle solari sono state installate sul substrato del pannello con una tecnica innovativa che, rispetto ai metodi tradizionali, non richiede particolari strumenti o tecnologie. Abbiamo raggiunto così l’obiettivo di incrementare le prestazioni in orbita, pur riducendo i costi di costruzione”.
Il modulo è stato accuratamente testato per determinarne la compatibilità con l’ambiente spaziale: “Il know-how acquisito dall’Università di Pisa e da Alta SpA nello sviluppo di questa ricerca, culminata con questa fondamentale esperienza di volo nello spazio – commenta il professor Marcuccio – ci posizionano al meglio per poter competere sul mercato dei pannelli solari a basso costo ma con elevate prestazioni per piccoli satelliti, un mercato in continuo fermento e rapido sviluppo, poiché rende accessibile lo spazio anche a chi dispone di risorse limitate”.
I quattro CubeSat, che rappresentano i payloads principali si occuperanno di vari compiti, dalla comunicazione con la Terra alla ricerca medica, come GlioSat, incaricato di monitorare il comportamento dele cellule colpite da glioblastoma sottoposte ad assenza di gravità e radiazione ionizzante.
A bordo è presente anche un sistema per la realizzazione digitale di immagini, composto da camera, telescopio e tramettitori in banda C ed S che osserverà la superficie terrestre e monitorerà i detriti spaziali.
I PocketQubes sono stati realizzati grazie allo sforzo congiunto di istituti di ricerca di varie parti del mondo. In particolare, Eagle-1, Eagle-2 e Qbscout sono i primi PocketQubes americani, realizzati rispettivamente dalla Morehead State University e dalla University of Maryland.
Wren invece è il primo PocketQube europeo realizzato in Germania, un piccolo satellite di 125 grammi che in soli cinque centimetri cubici riesce a contenere un propulsore elettrico, una camera fotografica ed una ruota di reazione.

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