Settembre 11, 2024

Nicola Martello

Elettricità Futura: le Regioni per un’energia meno costosa

Per resistere alle alte temperature del mese di agosto, in Italia è aumentata la domanda di energia elettrica, abbiamo utilizzato più gas per produrla, e soltanto il 40% dell’elettricità che abbiamo consumato è stata prodotta con le energie rinnovabili. Il risultato? Un aumento di quasi il 15% del prezzo dell’energia elettrica (PUN medio) rispetto al mese di luglio.

L’Italia è il Paese europeo che più fa ricorso al gas per produrre energia elettrica, un combustibile che per il 96% importiamo dall’estero. Siamo quindi i più esposti in Europa alla volatilità del prezzo del gas che dipende da equilibri geopolitici fuori dal nostro controllo, come la guerra della Russia contro l’Ucraina e il conflitto in Medio Oriente.

Per aumentare la sicurezza energetica del Paese, raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e ridurre i prezzi dell’energia elettrica – una priorità irrimandabile per ridare competitività alle imprese italiane e tagliare la spesa per le famiglie – è urgente:

  1. Aumentare la produzione nazionale di energia elettrica
  2. Accelerare l’installazione delle tecnologie che producono elettricità al minor costo, ovvero gli impianti rinnovabili, e che utilizzano risorse nazionali (acqua, sole, vento, biomasse), e la diffusione dei sistemi di accumulo
  3. Eliminare le barriere normative che frenano lo sviluppo delle rinnovabili e ne fanno aumentare i costi di realizzazione, già adesso tra i più alti d’Europa a causa della burocrazia

Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura
La possibilità di farlo dipende adesso dalle Regioni perché, con il Decreto Aree Idonee, il Governo ha demandato a livello regionale la totale discrezionalità nell’individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile. Le Regioni hanno una responsabilità enorme di fronte al Paese: utilizzare questa delega in bianco per permettere di installare gli impianti rinnovabili necessari a ridurre i prezzi dell’elettricità, a rendere l’Italia più sicura e competitiva e a rispettare gli obiettivi al 2030 sottoscritti a livello nazionale, europeo e mondiale.

È di fondamentale importanza che nella nuova definizione delle aree idonee di competenza delle Regioni siano fatti salvi i progetti che dal 2021 ad oggi sono stati localizzati nelle aree definite idonee ai sensi del decreto che ha attuato la RED II (aree idonee ex lege, art. 20 comma 8 d.lgs. 199/2021).

Inoltre, in merito al regime transitorio, le Regioni, in coerenza con quanto fatto dal Governo con l’art. 5 del Decreto Agricoltura (D.L. 63/2024), dovrebbero prevedere che le nuove disposizioni non si applichino ai progetti per i quali, alla data di entrata in vigore della legge regionale, sia stata avviata almeno una delle procedure amministrative necessarie ad ottenere l’autorizzazione a realizzare l’impianto.

Limitare il numero di ricorsi

Inserire almeno queste due previsioni nelle leggi regionali permetterà anche di limitare il numero di ricorsi contro il DM Aree Idonee e le Regioni stesse, un provvedimento che arriva con oltre due anni di ritardo presenta evidenti profili di illegittimitàalcuni di immediato rilievo – violando i principi (anche sovranazionali) di tutela dell’affidamento, di certezza del diritto, di massima diffusione delle fonti rinnovabili e il principio di “limitazione al minimo necessario delle zone di esclusione in cui non può essere sviluppata l’energia rinnovabile (come previsto dalla recente Raccomandazione della Commissione UE 2024/1343) – altri di rilevanza potenziale in quanto dipendono dal contenuto delle leggi regionali di attuazione che dovranno essere adottate entro dicembre 2024.

Elettricità Futura è intervenuta ad adiuvandum nei ricorsi già proposti dalle imprese avverso il DM Aree idonee che il 5 settembre sono stati discussi in sede cautelare ai fini della sospensione del Decreto stesso.

Se nelle leggi regionali non venissero previste almeno queste due misure, diventerebbe praticamente impossibile realizzare nuovi impianti, e i costi dei pochissimi progetti rinnovabili che vedrebbero la luce salirebbero notevolmente, causando un aumento del prezzo dell’elettricità prodotta.

Già adesso i costi per gli operatori che producono elettricità in Italia sono più elevati rispetto agli altri Paesi europei, a causa dei costi dei terreni e di sviluppo dei progetti (che incidono per oltre il 40% sul costo di realizzazione di un impianto fotovoltaico di grande taglia), dei maggiori oneri burocratici e della lunghezza degli iter autorizzativi.

Il peso della burocrazia e la forte dipendenza dal gas concorrono a fare aumentare i costi: questi fattori andrebbero considerati quando si mettono a paragone i prezzi dell’elettricità in Italia rispetto agli altri Paesi europei. E insieme a questi, ci sono anche altri aspetti fondamentali di cui tener conto, altrimenti il dibattito si riduce ad una semplificazione fuorviante che compara “mele con pere”.

Per esempio, non bisogna confondere il prezzo spot dell’elettricità nei diversi Paesi europei – quello che si raggiunge in certe ore del giorno – con il prezzo che viene effettivamente pagato da persone e imprese.

Entrando nel dettaglio dei prezzi per le diverse tipologie di consumatori, bisogna tener conto delle forti diversità tra i Paesi europei (Francia, Germania, Italia) in termini di sostegni pubblici alle imprese energivore, un fattore che incide sul costo dell’elettricità. Andrebbero considerate anche le differenze fiscali: negli altri Paesi europei c’è una tassazione più bassa rispetto all’Italia.

Tag

Related Posts

In un anno le CER sono raddoppiate, ma non basta

In un anno le CER sono raddoppiate, ma non basta

Gli Energy Break di Octopus Energy per ridurre la bolletta

Gli Energy Break di Octopus Energy per ridurre la bolletta

Aumenta il credito di imposta per il fotovoltaico

Aumenta il credito di imposta per il fotovoltaico

I dirigenti aziendali ostacolano la transizione energetica?

I dirigenti aziendali ostacolano la transizione energetica?