Il contesto agreste che circonda la centrale a ciclo combinato di Sorgenia che si trova a Bertonico-Turano Lodigiano ben racconta l’impegno che questa azienda sta profondendo negli ultimi anni per dare vita a progetti e soluzioni sempre più green, in grado di rendere ancora più sostenibile la produzione di energia.
È anche per la posizione strategica (immersa nella natura tra i verdi campi coltivati e rigogliose piante di pioppi, frassini e aceri) che Sorgenia ha scelto di organizzare la conferenza stampa di presentazione della sua energy multifactory, proprio là dove il progetto prenderà presto vita. All’evento hanno preso parte Massimo Pagani, consigliere provincia di Lodi, Claudio Moscardini, Generation & Energy Management Director Sorgenia, Alessandro Mantero, Power Plant Director Sorgenia e Giovanni Bordiga, Engineering & Technical Services Manager Sorgenia.
Il nuovo impianto e l’utilizzo delle batterie
“Oggi presentiamo l’iniziativa di sviluppo di realizzazione di un sistema di accumulo che trasformerà una single factory in una multifactory. Quello che proponiamo è un progetto di ampliamento delle attività che vengono fatte su questo impianto, affiancando a quella più tradizionale di produzione di energia elettrica anche un sistema di accumulo in grado di assorbire energia elettrica nel momento in cui questa non serve, rilasciandola poi nei momenti più importanti”, ha dichiarato Claudio Moscardini.
Nel corso del 2026, infatti, la centrale integrerà al suo interno un sistema BESS (Battery Energy Storage System) su un’area di circa 800 metri quadrati dove saranno installate 6 batterie di ultima generazione, 3 convertitori, 1 cabina elettrica e 1 cabina trasformatore.
La centrale adotta oggi le migliori tecnologie attualmente disponibili per produrre energia in modo proficuo, soddisfacendo il fabbisogno nazionale e integrando il contributo delle fonti rinnovabili. L’impianto bilancia infatti le intermittenze delle RES, mantenendo stabile il sistema elettrico italiano. Grazie alla sua elevata efficienza e flessibilità, può entrare in esercizio rapidamente, adattando la sua produzione alle variazioni dei consumi. Il progetto, inoltre, sarà strategico in vista dello sviluppo industriale che nei prossimi anni interesserà l’area in cui sorge la centrale.
Un programma decisamente innovativo quello che sta portando avanti Sorgenia e che ha lo scopo di accelerare la transizione energetica, incrementando ulteriormente l’efficienza dell’impianto grazie all’uso di batterie power intensive. Rispetto alle opzioni “energy intensive”, questa soluzione privilegia la rapidità e la precisione. Assicurando così un bilanciamento della rete elettrica nazionale in pochi millisecondi, con un impatto positivo sulla sicurezza e sulla riduzione dei rischi di blackout, in modo da evitare che possa ripetersi anche nel nostro Paese ciò che è recentemente accaduto in Spagna.
“È da poco uscita una delle prime analisi in merito al blackout spagnolo, che si è verificato tra Siviglia, Malaga, Madrid e altre zone. Cosa le accomuna? Che sono tutte aree tipicamente fotovoltaiche, mentre la nostra è una centrale a ciclo combinato con altre fonti energetiche. Quello che è successo in Spagna può accadere, da novembre a marzo nel mondo ci sono stati 20 casi di blackout che hanno coinvolto migliaia di utenti finali. È accaduto in diverse parti della terra, sia dove ci sono sistemi più robusti, così come meno robusti. È successo in California, Canada e in alcuni paesi dell’Africa.
Il 10 febbraio, sull’isola di Colombo, una macaco dal berretto è entrato in contatto con un trasformatore di rete, causando uno squilibrio nel sistema di alimentazione, bloccando la distribuzione di energia per circa 22 milioni di consumatori. Quindi, purtroppo, il blackout è caratteristico dei sistemi elettrici”, ha proseguito il Generation & Energy Management Director di Sorgenia.
“In Italia abbiamo tuttavia un sistema maggiormente bilanciato e che ci permette una transizione verso la decarbonizzazione con una relativa serenità. Abbiamo una rete sufficientemente magliata (con buona costanza dei parametri elettrici tipici, in particolare la frequenza e la tensione). Abbiamo un sistema di produzione ben bilanciato, impianti convenzionali come questo, che rappresenta una garanzia di stabilità importante per il processo di transizione energetica. Quindi, il fatto di avere stazioni di produzione come questa è un certificato di garanzia, non solo di capacità di produrre, ma anche di modulare e di offrire quei servizi che normalmente non si considerano”, ha proseguito Moscardini aggiungendo: “quando si pensa all’energia elettrica si ragiona in termini di KWh, ma ci sono altre grandezze che entrano in gioco, come la regolazione della frequenza e della tensione. Parliamo di fattori indispensabili per prevenire i blackout”.
Il ciclo combinato, la caldaia e la manutenzione predittiva
Il ciclo combinato, oggi in Italia, ha ormai superato quello tradizionale, poiché nel corso degli anni si è visto che affiancando la tecnologia delle turbine a gas a quella dei cicli tradizionali con le turbine a vapore si aumentava il rendimento.
“Prima c’era solo la turbina con una caldaia al cui interno veniva bruciato gasolio o carbone o oli pesanti, avendo quindi un certo quantitativo di emissioni che venivano successivamente abbattute con dei particolari sistemi molto onerosi e costosi”, ha spiegato Alessandro Mantero, ricordando che si è poi sviluppato il ciclo combinato con la tecnologia della turbina a gas aumentandone la potenza, con le prime che avevano 150 MW fino ad arrivare ai 560 MW di oggi.
“Alla turbina a vapore è stata aggiunta quella a gas, e a unirle è un generatore di vapore a recupero, con l’attuale caldaia che all’interno non brucia niente ma unisce i due cicli utilizzando il calore di scarico della turbina a gas per scaldare e vaporizzare dell’acqua all’interno della caldaia. Quindi possiamo dire che non è altro che un grosso scambiatore di calore”, ha proseguito il Power Plant Director Sorgenia riferendosi alla caldaia. Questa è costituita da tanti pannelli all’interno dei quali c’è acqua e vapore, che viene vaporizzato e portato alle temperature e pressioni giuste, facendo poi in modo che il vapore venga successivamente introdotto all’interno della turbina a vapore.
“Rispetto a un impianto tradizionale abbiamo delle emissioni a camino che sono completamente differenti. Non abbiamo più zolfo. In più le turbine bruciano solo gas naturale, con il 90% di metano”, ha proseguito Mantero.
Il manager si è poi soffermato sulla particolare attenzione alla gestione proattiva dell’impianto, per evitare eventuali danni o problemi all’impianto. Si è optato per una manutenzione predittiva (eseguita dopo un certo numero di ore di lavoro o un determinato numero di start) tanto meticolosa, quanto necessaria. Le verifiche che vengono effettuate sono anche di natura visiva: si fanno dei dimensionali, e poi si decide se cambiare il pezzo, lavorarlo, sostituirlo o aggiustarlo. Questi controlli sono pianificati con Terna, che gestisce la trasmissione dell’energia in Italia, che pianifica i lavori facendo in modo che la manutenzione di un determinato impianto non avvenga in concomitanza altri.
Il camino e la transizione energetica
Il camino è controllato 24 ore su 24 con strumenti che verificano i livelli di azoto che vengono prodotti all’interno della camera di combustione della turbina a gas.
CO e NOX, ovvero il monossido di carbonio e gli ossidi di azoto, si vengono naturalmente e inevitabilmente a creare nella camera di combustione nel momento in cui produco del gas con dell’aria. “All’interno delle caldaie abbiamo installato un catalizzatore che consente di abbattere, a basso carico, i CO”, ha aggiunto Alessandro Mantero, sottolineando come queste macchine siano un ottimo compromesso ambientale e tecnologico, offrendo quindi una grande capacità di produrre energia (con uno spettro modulato) abbinata ad emissioni contenute.
Una volta spenta, la centrale va da zero al minimo tecnico ambientale di 160 MW in mezz’ora, arrivando invece al suo massimo di 750 MW (accendendo la seconda turbina) in solo un’ora. Le modulazioni intermedie sono istantanee, con 22-30 MW al minuto di discesa e salita; mentre l’avviamento va a 12 MW al minuto. Prestazioni che fino a pochi anni fa sarebbero state impensabili, soprattutto per quanto riguarda la flessibilità dell’impianto.
La centrale a ciclo combinato di Sorgenia – Batterie e flessibilità
“Le batterie BESS sono un concetto che tutti conosciamo. Le nostre (ovvero quelle che verranno installate all’interno dell’impianto, ndr) sono da 15 MW/h e con queste possiamo erogare o assorbire una potenza di 15 MW per un’ora”, ha dichiarato Giovanni Bordiga, spiegando che con quella stessa energia si può alimentare per 60 minuti l’intera città di Lodi o, in alternativa, caricare 250 auto elettriche. Le batterie che verranno posizionate nel lodigiano da Sorgenia sono progettate per fare 8 mila cicli in 15 anni, con 1 ciclo (ovvero una carica e una scarica) giornaliero.
“La batteria si unisce molto bene al ciclo combinato e si innesta nei punti in cui il mercato dell’energia è più volatile. La scelta di una tecnologia power intensive, quindi con molta potenza in un tempo limitato di un’ora, ci consentirà di sfruttare al meglio i momenti di picco verso l’alto così come verso il basso”, ha aggiunto l’Engineering & Technical Services Manager Sorgenia, spiegando poi quanto sia complesso mantenere attiva la rete nazionale italiana, poiché tutta l’energia che viene prodotta deve essere consumata. E l’abilità di Terna sta proprio qui, nel riuscire a mantenere la produzione di energia allo stesso livello della richiesta della stessa.
Con questa iniziativa Sorgenia contribuisce al raggiungimento degli obiettivi del Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima), che prevede di arrivare a 80 GWh di capacità di accumulo entro il 2030, dai 13 attuali.
“Un traguardo ambizioso, reso possibile da investimenti in tecnologie dinamiche che privilegiano soluzioni scalabili e aggiornabili per ridurre il rischio di obsolescenza. L’obiettivo è rendere operativi questi impianti nel corso del 2026”, afferma Moscardini, che con il resto del team di Sorgenia sta già guardando al futuro e alle nuove sfide tecnologiche che si dovranno affrontare e sviluppare, a iniziare dal mondo del fotovoltaico, che nei prossimi anni potrebbe essere integrato all’interno dello stabilimento di Bertonico-Turano Lodigiano.