Ogni MWh risparmiato, fa notare il Consorzio Esperienza Energia (CEE), rappresenta per un’impresa energivora un risparmio medio di circa 100 euro, ovvero 10.000 euro all’anno per ogni 1.000 MWh di consumo. Un dato che acquista ancora più rilievo in un contesto di crescente volatilità dei mercati energetici, dove definire un piano di efficientamento dei consumi non è più un’opzione, ma una necessità.
Le recenti tensioni tra Iran e Occidente, unite alla minaccia di una possibile chiusura dello Stretto di Hormuz – snodo cruciale da cui transita circa un quarto del petrolio mondiale – alimentano l’incertezza: se oggi il prezzo del greggio resta sotto la soglia psicologica dei 100 $/barile, un’escalation militare potrebbe farlo salire fino a 120–130 $, con ripercussioni dirette sui carburanti e indirette sul gas, aggravando ulteriormente il costo delle bollette energetiche in Europa e rendendo l’efficientamento ancora più importante.
La reazione delle aziende
Fabio Zambelli, Direttore del Consorzio Esperienza Energia (CEE)
In questo contesto di incertezza molte imprese stanno accelerando percorsi di efficientamento energetico, soprattutto nei settori energivori, ovvero i settori industriali che hanno alti costi energetici rispetto al fatturato e che si trovano in specifici settori “a rischio delocalizzazione”. Stiamo registrando un numero crescente di richieste da parte delle aziende, spinte non solo da obblighi normativi, ma soprattutto dall’urgenza di contenere i costi e aumentare la propria autonomia energetica. Sempre più imprese scelgono di investire in impianti di produzione energetica, anche da fonti rinnovabili, per ridurre la dipendenza dal mercato e dai suoi continui rincari. Grazie agli interventi di efficientamento energetico, è possibile ottenere in media un risparmio del 5%. Naturalmente, il risultato può variare sensibilmente in base al tipo di processo produttivo, alla natura dell’intervento e all’entità dell’investimento.
Competitività delle PMI a rischio
Se i prezzi dovessero continuare a salire – o anche solo restare su livelli elevati – le PMI italiane rischiano di non riuscire a mantenere la competitività dei propri prodotti rispetto alle imprese tedesche, francesi e spagnole. I costi delle materie prime, infatti, risultano quasi doppi rispetto a quelli sostenuti in questi Paesi, creando un divario competitivo tutt’altro che trascurabile.
Come può difendersi l’azienda?
Fabio Zambelli
Nel mezzo della tempesta è difficile trovare il porto sicuro. Se non si sono adottate strategia di copertura del rischio e dei prezzi nei mesi scorsi sarà difficile oggi trovare soluzioni ai prezzi in aumento. Per noi in questi momenti la scelta migliore è quella di adottare una strategia breve termine: individuare fornitori che permettono di coprire a prezzo fisso il contratto di fornitura di energia dei prossimi mesi per limitare la volatilità dei prezzi.