Lo sviluppo della Strategia Energetica Nazionale, o SEN, prosegue e sono ora al vaglio della Commissione Attività produttive della Camera e la Commissione Industria del Senato le analisi e le proposte delle associazioni e dei player più importanti. Alle audizioni in corso ha partecipato Assoelettrica, in rappresentanza dei produttori di elettricità da fonti fossili.
Lo sviluppo della Strategia Energetica Nazionale, o SEN, prosegue e sono ora al vaglio della Commissione Attività produttive della Camera e la Commissione Industria del Senato le analisi e le proposte delle associazioni e dei player più importanti. Alle audizioni in corso ha partecipato Assoelettrica, in rappresentanza dei produttori di elettricità da fonti fossili.
Il Presidente Chicco Testa ha mostrato interessanti dati di mercato e le tendenze energetiche europee e dei Paesi dell’area. Il trend generale, sottolineato anche da Terna, riguarda il calo generalizzato dei consumi, dovuto fondamentalmente alla crisi in atto. Tra i dati più evidenti, la differenza nell’integrazione delle fonti rinnovabili tra i Paesi del vecchio continente. In Italia, il 28% deriva da fonti green, in Francia solo il 12%, il 20% in Germania, il 30% in Spagna e il 9% nel Regno Unito. Tra le fonti principalmente adottate in questi stati, l’Italia è il principale consumatore di gas naturale (40% del totale), in Francia l’80% dell’energia deriva dal nucleare, mentre in Germania il 44% dell’energia prodotta arriva da combustibili solidi.
Nel complesso il mix energetico appare più bilanciato per Paesi come Spagna e Regno Unito, ma quello che preoccupa l’associazione e il mercato, oltre ai consumi ridotti, sono i costi in bolletta per l’utenza privata e industriale. La politica applicata in Italia, per esempio, premia chi consuma poco e penalizza in modo evidente i grandi consumatori. Il trend è inverso rispetto ai Paesi citati in precedenza e sono presenti alcune anomalie intrinseche al sistema.
Per esempio, spiega Assoelettrica: “un utente domestico con potenza di 3 kW ed un consumo che non superi i 3-4 mila kWh annui paga il kWh circa 19 Eurocent tutto compreso, lo stesso consumatore che chiede l’allaccio a 6 kW e che consuma la stessa quantità di energia paga, sempre tutto compreso, quasi 30 Eurocent”. Questo scoraggia naturalmente l’investimento in impianti che prevedono condizionatori e pompe di calore, che graverebbero in modo evidente sul bilancio della famiglia.
Lo scenario in ambito industriale è invece simile a quello europeo, anche se i prezzi risultano costantemente i più alti, indipendentemente dalla fascia di consumo.
Quanto succede oggi, a partire dal largo impiego dell’energia fotovoltaica, per arrivare al calo dei consumi, sta mettendo in ginocchio il comparto termoelettrico e sta mettendo a rischio gli impianti realizzati negli ultimi anni, oltre a numerosi posti di lavoro.
Secondo Testa: “A fronte di questo imprevisto calo della domanda elettrica si è assistito nell’arco di pochi anni all’enorme sviluppo del fotovoltaico. In modo non programmato, disordinato e privo di ricadute industriali positive e durature, nell’arco di un triennio di è assistito all’installazione di circa 18mila MW di pannelli fotovoltaici ai quali si deve la produzione di oltre 24 TWh annui, immessi in rete in priorità”.
Secondo l’associazione è perciò necessario rivedere alcuni aspetti normative e le modalità di gestione degli impianti che contribuiscono alla realizzazione del mix energetico italiano.