A Leuven, all’antico monastero di Paul Van Ostaijen, a uno sguardo disattento, nulla sembra fuori posto: chi visita il sito potrebbe andarsene senza sospettare che qualcosa di radicalmente contemporaneo come numerosi pannelli fotovoltaici si celi proprio davanti ai suoi occhi.
Un passante ammirerà le linee Art Déco restaurate, i mattoni caldi, la simmetria rigorosa del tetto a falde. La bellezza del luogo, negli anni e nei processi di restaurazione, è stata preservata con tale accuratezza che ciò che quasi non si nota – ciò che l’architetto non ha voluto mostrare – è il sistema solare che alimenta l’intero complesso.
Al centro di questa trasformazione si cela un’illusione architettonica: 155 pannelli fotovoltaici Silk Nova Orange di FuturaSun, color arancio, perfettamente integrati nella copertura e accuratamente calibrati per replicare il tono delle tegole storiche. Non è solo un progetto ben riuscito: è un manifesto di sostenibilità coerente e silenziosa.
Firmato dallo studio LAVA architecten, questo intervento ridefinisce il significato di introdurre l’energia solare in un contesto tutelato. Un solare che non chiede compromessi, non si scusa per la propria tecnologia. Semplicemente, si fonde nel paesaggio costruito.
Questo caso studio esplora come un monastero degli anni ’30 sia diventato un campus a emissioni zero – non nonostante la sua architettura, ma grazie ad essa.
Un sito monumentale, una sfida delicata
Il complesso ruota attorno a un ex monastero completato nel 1930, espressione di una raffinata sintesi tra elementi Art Déco e suggestioni protomoderniste. La struttura, con l’ossatura in cemento armato, il rivestimento in mattoni bruno intenso e le cornici in pietra bianca, trasmette una presenza solida e austera.
Restaurarlo ha comportato non solo sfide tecniche e conservative, ma anche una domanda progettuale cruciale: come conciliare i pannelli fotovoltaici con un’identità architettonica così marcata?
155 moduli Nova Orange: il solare che non si vede
La risposta è arrivata con l’installazione di 155 pannelli fotovoltaici Silk Nova Orange, inseriti appositamente per eguagliare la tonalità calda delle tegole del tetto.
I pannelli fotovoltaici sono stati posati sulla falda principale dell’ex monastero, seguendo l’inclinazione originaria e integrandosi con la struttura esistente. Il colore terracotta è stato selezionato in modo da fondersi visivamente con le tegole, rendendo il sistema solare praticamente invisibile, sia dalla strada che da una vista aerea.
Questo approccio consente di preservare – e anzi, valorizzare – l’espressione architettonica dell’edificio attraverso un’integrazione sostenibile e discreta. Una tecnologia spesso percepita come invasiva diventa, qui, un’estensione naturale della struttura edilizia.
La continuità visiva tra tegole e pannelli fotovoltaici è così precisa che l’intero impianto fotovoltaico non appare come un’aggiunta, ma come parte integrante della composizione originaria del tetto.
Oltre l’estetica: un complesso completamente a emissioni zero
Il sistema fotovoltaico rappresenta solo un tassello di una strategia ambientale più ampia. L’intero sito oggi funziona a emissioni operative pari a zero, grazie a un sistema di accumulo geotermico a sonde (BTES) collocato sotto il parco e all’impiego di tecniche di progettazione passiva sia negli edifici storici che nelle nuove costruzioni.
Il progetto ha previsto la demolizione dell’ampliamento posteriore originale e la sua sostituzione con tre nuovi volumi: un corpo centrale e due ali laterali, tutti realizzati con un approccio Passivhaus. I materiali e le tonalità dei mattoni sono stati scelti con cura per dialogare con il monastero storico.
Travi curve, imbotti profondi e volumi compatti contribuiscono al comfort termico passivo, riducendo il fabbisogno energetico e rendendo superflua la climatizzazione meccanica.
In questo sistema, l’integrazione dei pannelli fotovoltaici gioca un ruolo fondamentale, fornendo una quota significativa dell’energia necessaria per l’intero complesso.
Un’espressione di sostenibilità
Questo progetto dimostra che la tecnologia fotovoltaica, se gestita con rigore architettonico, può sostenere (anziché disturbare) l’espressione di un edificio.
L’integrazione cromatica è cruciale nei contesti sensibili. I pannelli fotovoltaici Silk Nova Orange mostrano che, se i pannelli fotovoltaici sono abbinati ai materiali circostanti, possono letteralmente scomparire nell’architettura.
La pianificazione precoce è essenziale per una vera integrazione. Il fotovoltaico non è stato aggiunto a posteriori: è stato pensato fin dall’inizio. Questo ha permesso di armonizzare layout, colore e posizione con la forma dell’edificio.
Sostenibilità e patrimonio non sono in conflitto. Con gli strumenti giusti, i pannelli fotovoltaici possono essere implementati anche su edifici tutelati senza comprometterne l’identità.
L’architettura al primo posto, il solare sempre
Nel sito Paul Van Ostaijen, il sistema fotovoltaico non si proclama. Rispetta l’edificio, serve l’ambiente e consente a un monastero degli anni ’30 di diventare, silenziosamente e con eleganza, un campus energeticamente positivo del XXI secolo.
Per gli architetti, questo progetto è un promemoria: la tecnologia non ha bisogno di essere vistosa per essere efficace. Se integrati con intelligenza e rispetto, i moduli solari diventano parte dell’architettura, non un’aggiunta estranea.