Come abbiamo già avuto modo di segnalare, anche la Bulgaria, come altre nazioni, ha scelto di applicare una tassazione retroattiva sugli impianti per la produzione di energia rinnovabile.
Come abbiamo già avuto modo di segnalare, anche la Bulgaria, come altre nazioni, ha scelto di applicare una tassazione retroattiva sugli impianti per la produzione di energia rinnovabile.
Il recente balzello del 20% ha suscitato immediatamente i dubbi e le perplessità delle associazioni di categoria e, recentemente, l’EPIA (European Photovoltaic Industry Association) ha scelto di contattare direttamente il primo ministro e le autorità politiche, per esprimere le proprie criticità in merito.
L’associazione evidenzia come, l’applicazione di tasse retroattive porti a una riduzione della fiducia del mercato e degli utenti verso i sistemi a energia rinnovabile e come il mercato locale ed europeo possano subire danni diretti e indiretti da questa scelta.
Una simile scelta da parte del Governo mina le basi di stabilità necessarie per il raggiungimento degli obiettivi prefissati per il 2020 e scoraggia i potenziali investitori. Secondo EPIA, che si è espressa direttamente tramite il presidente Winfired Hoffmann, la tassa imposta viola diverse direttive europee, come per esempio la 2009/28/EC, relativa alla promozione dell’energia rinnovabile, la 2003/30/EC e 2001/77/EC che prevedono la divisione dei costi di integrazione per i produttori di energia rinnovabile da parte degli Stati membri, secondo criteri di trasparenza e oggettività.