Con una lettera pubblicata sul quotidiano La Repubblica, GIFI, IFI e assoRinnovabili chiedono al Ministro Zanonato un confronto per definire un percorso stabile di medio/lungo termine per il settore del fotovoltaico e delle rinnovabili.
Con una lettera pubblicata sul quotidiano La Repubblica, GIFI, IFI e assoRinnovabili chiedono al Ministro Zanonato un confronto per definire un percorso stabile di medio/lungo termine per il settore del fotovoltaico e delle rinnovabili.
Le associazioni ricordando che, grazie agli investimenti fatti nel settore delle rinnovabili e nel suo indotto, oggi lavorano oltre 130 mila addetti e che solo nel 2013 con il fotovoltaico in Italia le emissioni di CO2 sono state ridotte di 9,6 milioni di tonnellate.
Di seguito il testo integrale della “Lettera aperta al governo: continuare ad investire nel fotovoltaico non come costo ma come opportunità“:
Al Ministro Zanonato
Il 2013 ha visto la fine dell’erogazione degli incentivi per i nuovi impianti fotovoltaici. Da settembre 2013 il settore deve dimostrare di poter raggiungere la piena competitività senza il Conto Energia. Le associazioni di categoria sono le prime ad esserne liete.
Se il fine di un regime incentivante è quello di avviare un settore industriale, il risultato è stato raggiunto: tra il 2008 e il 2013 il costo della tecnologia si è ridotto del 72% e ora siamo nelle condizioni di valutare l’installazione di impianti senza sostegni. Certo, le aziende del settore sono consapevoli che in alcune fasi i fondi potevano essere gestiti in maniera più lungimirante ed efficiente, ma a chi dice che il Conto Energia e gli altri incentivi alle rinnovabili sono stati un fallimento rispondiamo con i numeri.
Oggi il saldo costi/benefici degli incentivi alle rinnovabili è largamente positivo e pari a oltre 50 miliardi di euro (fonti Althesys, OIR AGICI). Se si rapporta il costo sostenuto alla quantità di energia rinnovabile incentivata si scopre che siamo stati più efficienti della Germania: quest’ultima ha toccato il suo picco nel 2011 con 163 €/MWh incentivato di costo medio, mentre in Italia tale valore ha raggiunto il picco nel 2012 con 153 €/MWh incentivato. Con la fine del Conto Energia e a seguito del DM 6 luglio 2012 tale costo è destinato a diminuire nel tempo.
Se ci sono stati errori è giusto evidenziarlo, ma questo non cancella i risultati positivi. Grazie agli investimenti fatti nel settore delle rinnovabili e nel suo indotto oggi lavorano oltre 130 mila addetti.
I vari Conto Energia che hanno regolamentato gli incentivi nel passato non garantiscono più a nessuno rendite di posizione: sia ai lavoratori che alle imprese. Le associazioni di categoria del fotovoltaico (e delle rinnovabili in generale) chiedono al Governo di non commettere ulteriori errori. Vorremmo ricordare al Ministro che riportare dati parziali o semplicistici sul fotovoltaico – affermando che ha fatto aumentare a dismisura le bollette degli Italiani – serve solo a mettere le basi per commettere altri errori e demonizzare un settore industriale che ha voglia e potenzialità per continuare a produrre benefici per il Sistema Paese.
Dai primi dati provvisori di Terna si registra nel 2013 una flessione del fabbisogno energetico del 3,4% rispetto al 2012. In Italia nel 2013 l’86,7% della domanda elettrica è stata soddisfatta con produzione nazionale – di cui 56,8% termoelettrica, 16,5% idroelettrica, 1,7% geotermica, 4,7% eolica e 7,0% fotovoltaica – e per la quota restante (13,3%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta è diminuita del 3,6% rispetto al 2012.
Ed ecco le buone notizie! Nel 2013 è aumentata la produzione idroelettrica (+21,4%), fotovoltaica (+18,9%), eolica (+11,6%) e geotermica (+1%) mentre la produzione da fonte termoelettrica è diminuita del 12%. Il risparmio sulla fattura energetica del Paese è stato di 9 miliardi di Euro. Nel 2014, secondo l’Unione Petrolifera, la fattura energetica potrebbe subire un’ulteriore flessione di 1,7 miliardi rispetto al 2013 in conseguenza della crescita delle rinnovabili. Nel 2013 il prezzo dell’energia scambiata nel mercato è diminuito fino al 26% soprattutto nelle ore di punta e i prezzi medi di vendita hanno registrato in tutte le zone geografiche un diffuso calo.
Quanto costano gli incentivi al fotovoltaico? Il costo cumulato per gli Italiani è di 6,7 miliardi di Euro. Sembra una cifra spropositata ma confrontiamola con i 9 miliardi di Euro risparmiati grazie al calo della produzione termoelettrica e presentiamola in modo diverso. Ogni Italiano contribuisce con 112 € all’anno alla spesa per il Fotovoltaico. Cioè 9 Euro al mese, 30 centesimi di Euro al giorno. Al contrario in Italia nel 2012 per il mercato dei giochi d’azzardo sono stati investiti 94 miliardi di €, oltre 1600 euro pro-capite, ai quali si aggiungono i costi sociali e sanitari stimati annualmente in 6,6 miliardi di €.
Dal 2005 sono stati installati circa 550.000 impianti fotovoltaici. Oltre il 90% di questi su tetti residenziali o di piccole e medie imprese creando un effetto trainante anche per il settore edilizio. Moltissime famiglie e imprese hanno abbattuto il loro impatto ambientale e i propri costi di energia grazie al fotovoltaico. Sono circa 45 miliardi di euro gli investimenti realizzati in Italia dal 2010 ad oggi per il fotovoltaico, il cui gettito fiscale è stato pari a circa 12 miliardi di €.
Inoltre solo nel 2013 in Italia con il fotovoltaico le emissioni di CO2 sono state ridotte di 9,6 milioni di tonnellate!
Ministro, chieda adesso agli Italiani se sono disposti a pagare 9 € al mese per diminuire queste emissioni e contribuire alla riduzione delle importazioni di combustibili fossili.
Apprezziamo la posizione del Ministro dell’Ambiente che in Parlamento ha affrontato:
– La riforma degli incentivi alle rinnovabili, senza “fermare un settore strategico”;
– Il sostegno alla generazione distribuita, con SEU e accumuli;
– la stabilizzazione delle detrazioni per l’efficienza energetica.
Consideriamo la situazione delle migliaia di PMI italiane che hanno ancora i tetti in amianto. Con la realizzazione di un impianto fotovoltaico in sostituzione dell’eternit, oltre ai vantaggi di autoconsumo e risparmio in bolletta, le aziende risolverebbero un’emergenza ambientale senza aggravi di costi. Perchè non continuare a promuovere questa buona prassi finanziandola con l’abolizione di politiche pubbliche a nostro avviso non più giustificate come il servizio di interrompibilità – soprattutto in una situazione di overcapacity strutturale nella produzione di energia elettrica – o i sussidi CIP6 alle fonti assimilate?
Continuare ad investire in energie rinnovabili significa assicurare una maggiore indipendenza energetica, che è la base per la ripresa economica del Sistema Paese.
Chiediamo al Governo un confronto per definire un percorso stabile di medio/lungo termine che:
– garantisca la ripresa economica del Sistema Paese;
– individui nuovi obiettivi al 2030 per energie rinnovabili, efficienza energetica e riduzione delle emissioni nocive;
– programmi un’espansione efficiente delle infrastrutture necessarie.
Solo attraverso la promozione di tecnologie pulite, rinnovabili e sostenibili nonché di infrastrutture di rete innovative si generano investimenti, si creano posti di lavoro, competitività ed indipendenza energetica.
Emilio Cremona – Presidente Anie Gifi – @ANIEnergia
Agostino Re Rebaudengo – Presidente assoRinnovabili – @assoRinnovabili
Alessandro Cremonesi – Presidente IFI – @ComitatoIFI