Sempre alla ricerca di una maggiore efficienza per le batterie, gli esperti della Vanderbilt University di Nashville nel Tennessee stanno sviluppando nuovi prototipi basati sulla pirite.
Sempre alla ricerca di una maggiore efficienza per le batterie, gli esperti della Vanderbilt University di Nashville nel Tennessee stanno sviluppando nuovi prototipi basati sulla pirite.
Si tratta di un’architettura che sfrutta un composto a base di disolfuro di ferro (FeS2), in questo caso utilizzato sotto forma di nanoparticelle e aggregato agli accumulatori agli ioni di litio.
A livello sperimentale, adottando particelle delle dimensioni di 4,5 nm si sono ottenuti risultati incoraggianti. Le dimensioni estremamente ridotte consentono alle singole particelle di transitare sino alla superficie del materiale, consentendo il trasporto di elettricità.
Diversamente, elementi come il sodio o il litio mettono in atto una reazione con i solfuri della pirite di ferro, incrementando l’effettiva capacità di accumulo di energia dell’intera infrastruttura.
Le premesse per una futura tecnologia che possa cambiare il mercato dell’energy storage ci sono tutte, attualmente però, si tratta di un progetto in fase sperimentale, che ha come obiettivo il miglioramento della capacità di stoccaggio delle batterie e i relativi cicli vitali.