Israele ha avviato una politica di favore per lo sviluppo delle rinnovabili, un tassello fondamentale per l’economia interna e per assicurare una superiore fornitura di energia.
Israele ha avviato una politica di favore per lo sviluppo delle rinnovabili, un tassello fondamentale per l’economia interna e per assicurare una superiore fornitura di energia.
Secondo i piani, le rinnovabili soddisferanno il 10% del fabbisogno locale entro il 2020. A testimonianza della forte volontà di innovazione e propensione verso un progresso in chiave green, sono stati recentemente avviati i lavori per la costruzione di un parco solare con tecnologia mista presso il deserto del Negev.
L’impianto Ashalim Solar Thermal Power Station sarà ultimato nel 2018 ed è suddiviso in quattro differenti lotti, per una potenza di picco stimata di 310 MW.
Il progetto, finanziato da General Electric, Alstom e dal Noy (fondo di investimento privato israeliano), includerà una torre solare da 250 metri, la più alta mai costruita e affiancata da 50mila eliostati, capaci di concentrare i raggi luminosi sul faro centrale.
Una volta ultimato, Ashalim Solar Thermal Power Station potrà contare inoltre su una estesa installazione di batterie per l’energy storage e su un impianto fotovoltaico convenzionale, per l’immissione diretta di energia in rete. Nel suo complesso, l’energia prodotta servirà per alimentare fino a 130mila abitazioni nei distretti circostanti.