Gennaio 31, 2020

Coordinamento Free

Coordinamento Free si esprime negativamente sul PNIEC

Biometano fermo – Resta viceversa inalterato il contributo del biometano, fermo a 1 miliardo di metri cubi, in netta contraddizione con le previsioni di Confragricoltura, Snam, Consorzio italiano biogas.
D’altronde, la scarsa attenzione al settore biogas/biometano è confermata dal paragrafo dedicato alla promozione di misure per il sequestro della CO2 nei suoli agricoli e nei sistemi forestali, liquidata in poche righe con «si valuteranno, in linea con quanto emerso anche dalla consultazione pubblica, eventuali azioni per la promozione di iniziative volte al sequestro della CO2 nei suoli agricoli e nei sistemi forestali (suoli, biomassa ipogea, epigea, legno, ecc.), considerando anche potenziali misure di pagamento dei servizi ecosistemici per la silvicoltura e collegati ai suoli agricoli e ai sistemi colturali sia erbacei (seminativi, ecc.) che arborei».

Non si è evidentemente tenuto conto non solo del numero considerevole di aziende agricole italiane che ha già realizzato questo obiettivo con il “biogas fatto bene”, ma a questo modello si è ispirata l’iniziativa “4 pour 1000”, lanciata dalla Francia, che ha come obiettivo la crescita annuale dello 0,4% del carbonio sequestrato nel suolo.
La scarsa attenzione alla realtà agricola e forestale è confermata la previsione, per la produzione elettrica, di «una leggera flessione delle bioenergie, al netto dei bioliquidi per i quali è invece attesa una graduale fuoriuscita fino a fine incentivo».
Alle biomasse solide, liquide e gassose non si riconosce i servizi che svolgono, indipendentemente dagli incentivi alla produzione di energia elettrica, in supporto all’economia forestale per le biomasse solide, alle imprese agricole per il biogas, alla filiera zootecnica e alla crescente domanda di proteine vegetali per l’alimentazione umana nel caso dei bioliquidi. Servizi che richiedono un sostegno, se si vuole promuovere la sostenibilità dell’economia agricola e forestale.

Idrogeno ed efficienza in edilizia meglio ma…con riserva – Apprezzabili sono invece gli aggiornamenti del PNIEC per quanto concerne i possibili ruoli dell’idrogeno “green”, ma soprattutto gli interventi di efficientamento energetico dell’edilizia, molto più approfonditi rispetto alla versione preliminare.
Tuttavia, per quanto riguarda l’obiettivo per l’efficienza energetica, si continua con l’equivoco dello scenario PRIMES 2007 che sottodimensiona gli obiettivi di efficienza energetica (vedere tabella p.11); sono obiettivi importanti, ma non in linea con quanto indicato dalla Comunità Europea (a riprova di ciò, nel documento in più parti viene ribadito excusatio non petita che le previsioni preliminari del PNIEC erano superiori ai consuntivi nel frattempo registrati).

A peggiorare le prospettive, nella parte dedicata all’efficienza energetica si afferma che si intende specializzare il meccanismo del Conto Termico per la riqualificazione energetica e per il recupero edilizio in ambito non residenziale, ovvero nel settore terziario sia pubblico che privato. dimenticando che nel 2018 circa 46.000 interventi finanziati dal Conto hanno promosso la sostituzione di mezzi di riscaldamento a legno ad alto inquinamento con apparecchi basati sulle attuali normative, misura ritenuta essenziale in un’altra parte del Piano.
Più in generale nel caso dell’efficientamento energetico, ma non è l’unico, le misure indicate sono del tutto inadeguate. La tabella di pagina 172 è emblematica: anche se notevolmente ridimensionati, i TEE sono decisivi, cosi come pure importanti sono le detrazioni edilizie. Se non si dice come si vuole adeguare queste misure, gli obiettivi non sono perseguibili.

Non si può liquidare la crisi del meccanismo dei TEE con «si continuerà il processo di aggiornamento e potenziamento dei TEE nell’ottica della semplificazione, e dell’ottimizzazione delle metodologie di quantificazione e riconoscimento del risparmio energetico, della riduzione dei tempi per l’approvazione, l’emissione e l’offerta dei titoli sul mercato».
Lo stesso PNIEC sembra peraltro ridimensionare il loro ruolo, quando ipotizza un’«eventuale modifica/integrazione del meccanismo del mercato dei titoli con altri complementari. Sul lato degli interventi ammissibili sarà fondamentale la più efficace promozione degli interventi nei settori civile e trasporti, anche tramite lo sviluppo delle misure comportamentali».
Previsti anche più sostegno a formazione e informazione con la diffusione di guide e banche dati per i vari settori di intervento.

Oltre a unificare ecobonus, sismabonus e bonus casa in un unico meccanismo, per il prima il PNIEC si limita a ipotizzare la sua stabilizzazione per un periodo almeno triennale, invece di precisare quando il provvedimento verrà attuato.
Inoltre, per gli edifici nuovi o ristrutturati non è prevista una quota crescente di energia elettrica e termica prodotta con rinnovabili, fino a trasformarli prima del 2030 in “quasi zero energy building”, come peraltro auspicato dallo stesso PNIEC.
Economia circolare a scatamento ridotto

Mentre nella proposta di PNIEC all’interno della sezione “Politiche e misure” un paragrafo è dedicato ai rifiuti, nella versione definitiva questo è dedicato a “Economia circolare e Rifiuti”, ma, sulla base di recenti studi internazionali, vengono menzionate le seguenti strategie specifiche da adottare per migliorare l’uso efficiente dei materiali e il loro potenziale contributo alla riduzione dei gas effetto serra:

‐ estensione della vita utile dei prodotti
‐ riuso‐riparazione
‐ scelta di materiali meno carbon‐intensive in fase produttiva
‐ riduzione di materiali e scelta di materiali più leggeri
‐ resa migliore nel processo produttivo
‐ condivisione dei beni
‐ simbiosi industriale
‐ riciclo e cessazione della qualifica di rifiuto.

Non viene quindi esplicitato che l’attuazione dell’economia circolare richiede la modifica dell’intera filiera di un prodotto, coinvolgendo a monte i fornitori di materie prime e di componenti, utilizzando i tutte le fasi produttive l’ecodesign, trasformazione decisiva per minimizzare la creazione di rifiuti, e a valle chi utilizza i beni prodotti, trasformando il consumatore, che a fine uso smaltisce il bene acquistato, nel suo temporaneo fruitore.

Inevitabile conseguenza, dopo il summenzionato elenco il PNIEC continua a occuparsi esclusivamente del trattamento dei rifiuti, per cui manca l’indicazione degli obiettivi effettivamente conseguibili dalla diffusione dell’economia circolare.
Per l’uso efficiente dell’energia, notevolmente rafforzato dall’uso efficiente di tutti i materiali tecnici, l’assenza di una più puntuale indicazione dei percorsi da qui al 2030 e delle misure per realizzarli è particolarmente critica, visto l’obiettivo, davvero sfidante, di ridurre i consumi primari di energia da 142 Mtep nel 2020 a 125 Mtep nel 2030 e quelli finali da 116 a 104 Mtep.
Probabilmente un non trascurabile aiuto verrà da un trend di per sé preoccupante ‐ il calo demografico – in netto contrasto con le previsioni del PNIEC che, riferendosi ai dati di crescita assunti dall’«EU reference scenario», ipotizza di passare dagli attuali 60,6 agli improbabili 65,4 milioni di abitanti nel 2030.

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