Marzo 31, 2020

Daniele Preda

Pandemia e mercato fotovoltaico, con Alessandro Barin di FuturaSun

Pandemia e mercato fotovoltaico, con Alessandro Barin di FuturaSun

Alessandro Barin, CEO di FuturaSun, ci racconta come opera l’azienda in questa situazione particolare; quali ripercussioni e prospettive per il mercato fotovoltaico?

Alessandro Barin, CEO di FuturaSun, ci racconta come opera l’azienda in questa situazione particolare; quali ripercussioni e prospettive per il mercato fotovoltaico?

FuturaSun è stata fondata nel 2008 da un team di manager del distretto italiano del fotovoltaico, nel cuore del Veneto. L’azienda è specializzata nella produzione di pannelli fotovoltaici ad alte prestazioni ed è presente in più di 70 Paesi nel mondo con un tasso di crescita a doppia cifra. La sede principale si trova a Cittadella, in provincia di Padova. Dispone di stabilimenti di produzione di pannelli fotovoltaici in Europa e in Asia con una capacità produttiva di 500 MW/anno.

Alessandro Barin vive in Cina dal 2000, ha lavorato in diverse posizioni di management e parla 6 lingue. Dal 2010, Alessandro Barin è CEO di FuturaSun, responsabile dello sviluppo delle vendite, della gestione generale dell’azienda e degli investimenti in centrali fotovoltaiche in più di 15 paesi.

– La pandemia sta mettendo a dura prova le realtà produttive, come avete reagito in queste settimane di emergenza sanitaria? Quali strumenti e attività avete posto in essere per mitigare i rischi?
FuturaSun è un’azienda molto particolare, perché ha una doppia anima, italiana e cinese, io stesso mi divido tra Cina e Italia. In questo momento sono in Italia, ma ero in Cina quando è scoppiata la pandemia. Ero a Taizhou, dove abbiamo da poco inaugurato un nuovo stabilimento produttivo di pannelli fotovoltaici, e dove abbiamo vissuto per primi l’emergenza COVID-19.

Pur essendo a circa 800 Lm dall’ormai famosa Wuhan, il nostro sito è stato chiuso per 4 settimane, fin dal sorgere del problema e abbiamo potuto riaprire la produzione il 18 febbraio. Tuttora viene adottato un preciso protocollo operativo per la sicurezza dei dipendenti: uso obbligatorio delle mascherine, controllo della temperatura, distanza di 1 m in fabbrica, divisori nei locali della mensa. Inoltre, è sempre presente un incaricato del governo che verifica puntualmente che le regole vengano rispettate.  Siamo quotidianamente in contatto con i nostri colleghi cinesi, ci trasmettono ottimismo e ci mandano videomessaggi di incoraggiamento.

Quando la crisi è arrivata in Italia, eravamo già ben consapevoli dei rischi e delle necessità di prevenzione. Abbiamo chiuso la sede di Cittadella, a Padova, già il 25 febbraio, prima di qualsiasi disposizione governativa. Essendo una realtà commerciale abbiamo immediatamente avviato modalità di smart working, che da allora ci ha visto sempre operativi, e, seguendo il protocollo cinese, abbiamo bloccato gli spostamenti dei nostri commerciali. L’azienda ha attivato anche strumenti di protezione assicurativa in favore dei dipendenti.

Da quel giorno anche le riunioni, i corsi, gli incontri si sono svolti esclusivamente via web. Le tre fiere di settore, dove avremmo dovuto esporre, sono state posticipate. Non abbiamo però perso l’occasione di presentare i nostri nuovi prodotti partecipando alla fiera virtuale che si è svolta in sostituzione della MCE. Ogni settimana inoltre teniamo un webinar tecnico per tenere informati clienti, progettisti, operatori del settore.

Ma in questo stato di emergenza non abbiamo pensato solo al fotovoltaico, nel nostro piccolo abbiamo voluto aiutare il territorio. Grazie al supporto della nostra filiale cinese e vista la carenza in Italia, abbiamo provveduto a far arrivare dalla Cina mascherine e altri dispositivi di protezione individuale: una nostra risorsa in Cina si occupa esclusivamente dell’approvvigionamento di tali strumenti. Anche qui in Italia alcuni nostri collaboratori hanno ora un nuovo compito: ricerca delle situazioni critiche, assegnazione e conseguente distribuzione.

Le mascherine sono state distribuite ai dipendenti e loro familiari, ai collaboratori e clienti, mentre mascherine e altri dispositivi medici di protezione individuale sono stati destinati al nostro territorio, ad alcune realtà socio assistenziale. Come segno di responsabilità sociale d’impresa, abbiamo anche deciso di sostenere la sanità locale con delle donazioni che verranno utilizzate per l’acquisto di respiratori. https://www.youtube.com/watch?v=JWr74x7Ugls|600|450|0
 

– Ad oggi, qual è la situazione in fabbrica e, in generale, a livello di supply chain e distribuzione dei vostri prodotti?
La situazione produttiva in Cina è attiva ormai al 90%, le filiere di approvvigionamento di materie prime e componentistica lì è stata ristabilita e siamo in grado di distribuire in tutto il mondo regolarmente. L’emergenza Covid-19, salvo effetti di ritorno che il governo cinese sta cercando di evitare a qualsiasi costo, è in via di risoluzione.

Al contrario qui in Italia, in ottemperanza al Decreto del 22 marzo, abbiamo dovuto bloccare le consegne già programmate. Siamo però ancora operativi nel resto del mondo, ad esempio in America Latina e Nord Europa. Ma la situazione è in forte evoluzione, perché la pandemia si sta estendendo anche ad altri continenti e condizionerà l’economia mondiale. La nostra capacità produttiva si adatterà di conseguenza, per essere pronta alla ripartenza globale.

– Quale considerazione può fare circa gli impatti che questa emergenza globale potrà avere sul vostro business e, in generale, sul mercato fotovoltaico?
A livello economico l’impatto sarà notevole, con ripercussioni di anni, un po’ come la grande depressione del ’29, temo. Ma nel nostro settore l’effetto sul breve periodo c’è e ci sarà, per qualche mese almeno, ma la ripresa verrà prima. Per un settore del futuro come le energie rinnovabili, questo momento non potrà che consolidare la necessità di cambiamenti epocali nello sviluppo dell’umanità, in modo più sostenibile, con stili di vita diversi, con un approccio globalizzato sì, ma non certo disordinato come lo è stato finora. La natura che si è ribellata forse sta facendo paura e il tempo è maturo per positivi cambiamenti.

Le occasioni di un rinnovamento sono opportunità da cogliere che non ci vedono impreparati: FuturaSun è nata scommettendo su un futuro migliore, il suo motto infatti è: “anticipate tomorrow”. Mai come ora l’azienda, con la doppia anima italiana e cinese, ricorda che la parola CRISI in cinese è composta da due caratteri: uno è il carattere di pericolo, l’altro è il carattere di opportunità.

危机wēijī = 危wēi  pericolo + 机jī  opportunità

Pandemia e mercato fotovoltaico, con Alessandro Barin di FuturaSun

– Come FuturaSun, quale messaggio vi sentite di diffondere oggi circa la pandemia e la volontà di rinascita che ognuno di noi sente dentro di sé?
Personalmente sono fiducioso. Quando il governo italiano ha finalmente varato misure nette di prevenzione molta gente ha iniziato a preoccuparsi. Io invece ero molto più preoccupato fino a quel momento, alla luce dell’esperienza diretta vissuta in Cina.

Quando il governo ha deciso la chiusura totale delle attività mi sono rasserenato: l’Italia ha fatto bene a prendere misure drastiche, doveva forse anche anticiparle di qualche giorno, perché è ovvio che bisogna stare a casa, tutti e subito, per eliminare il problema alla radice, ma soprattutto per riuscire a risolverlo nel più breve tempo possibile. Più dura nel tempo, peggio è anche per l’economia. L’esempio cinese, vissuto direttamente dalla nostra azienda, ci dimostra che c’è una via di uscita. 

Ci vuole pazienza, ma bisogna restare a casa, e poi ci sarà tempo per attrezzare una sanità più forte in grado di reggere emergenze come questa e sistemi di prevenzione più efficaci. Sono confidente che ne verremo fuori e che poi avremo modo di cambiare in meglio molte cose, a partire ovviamente dall’energia fotovoltaica. 

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