Le opportunità del fotovoltaico non si esauriscono nemmeno a fine vita: è possibile avviare una nuova catena di valore grazie al riciclo e al riuso.
Le opportunità del fotovoltaico non si esauriscono nemmeno a fine vita: secondo un rapporto ENEA è possibile avviare una nuova catena di valore del fotovoltaico grazie al riciclo e al riuso, creando un nuovo mercato e nuova occupazione.
Un documento di ENEA dello scorso settembre raccoglie le implicazioni socio-economiche e ambientali del fine vita relativo al fotovoltaico in Italia. Vediamo in dettaglio cosa questo tema comporta, il riciclo e le opportunità correlate.
Fotovoltaico in Italia e RAEE
Il fotovoltaico in Italia ha visto, nell’ultimo decennio, una continua ascesa, con un’’impennata del triennio 2008-2011, arrivando a una potenza installata di 20.108 MW distribuita su oltre 822 mila impianti. Si tratta perlopiù di impianti di piccola taglia, inferiore ai 20 MW, pari al 90% del totale, e per il 55% nelle regioni del Nord, 17% nel Centro e 28% al Sud. Numeri importanti, che si prevedono ancora in crescita, per raggiungimento degli obiettivi al 2030, sia per la maggiore diffusione in ambito residenziale sia per grandi impianti fotovoltaici a terra che privilegiano zone improduttive.
La fine vita degli impianti fotovoltaici rientra a pieno titolo nel sistema di gestione nazionale dei rifiuti elettronici (RAEE) definito dal Decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 118 che definisce nuove regole sia nella fase di gestione sia di finanziamento dei fine vita dei RAEE. Il decreto introduce, in particolare, il principio di responsabilità del produttore: l’onere del finanziamento e della gestione di un sistema di riciclo dei prodotti diventati rifiuti, da parte di chi immette per primo il prodotto stesso. E coinvolge anche altri attori: i cittadini che possono portare i RAEE presso i centri di raccolta comunali o punti vendita; i distributori che ritirano gratuitamente nel momento in cui consegnano un nuovo prodotto; i Comuni che gestiscono i centri di raccolta.
Perché è importante il riciclo dei materiali derivanti dagli impianti? “Il passaggio da un’economia tradizionale a un’economia circolare richiede, tra le sfide principali da affrontare, la conservazione di risorse importanti all’interno del sistema Paese e l’aumento del recupero delle materie prime essenziali”, secondo ENEA, ancor più in Italia poiché il nostro Paese è povero di risorse e reperire materie prime a basso costo diventa strategico. Si tratta, quindi, di riciclare materiali come silicio, indio, gallio, vetro, alluminio, rame, argento, germanio e altro ancora: il potenziale è alto, oltre il 95% ha un tasso di riciclo raggiungibile, senza perdite economiche ma, anzi, offre un profitto. Senza contare che nuovi moduli in silicio necessitano di più energia per la produzione rispetto a moduli di uguale capacità ma generati da materiali riciclati: la loro produzione è più competitiva e conveniente.
Secondo ENEA, si stima in notevole incremento dal 2030 della domanda UE di alcune materie prime fotovoltaiche e contribuiranno anche l’aumento delle installazioni rinnovabili dei singoli Paesi e gli ambiziosi piani delle grandi economie come Cina e USA. Quindi, vi sarà un aumento del recupero delle materie prime: l’uso circolare delle materie prime nell’economia UE è inferiore al 10% e potrebbe essere migliorato estendendo la durata di vita dei prodotti, con riparazione e riutilizzo, o aumentando i tassi di riciclo di materiali e prodotti. In particolare, su 9 milioni di tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche prodotte circa il 30% viene raccolto e riciclato, il recupero delle materie prime critiche da questi rifiuti elettronici, invece, è inferiore all’1%.
Trattamento pannelli dismessi
ENEA, nel documento citato, traccia le sfide per il nostro Paese nel prossimo futuro, dal 2033 al 2042 rispetto ai RAEE fotovoltaici: si stimano 170.000 tonnellate di materiali da dismettere, di cui 150.000 relative al silicio cristallino, attraverso circa 22 impianti FRELP (Full Recovery End of Life Photovoltaic) che operano su 7.000 tonnellate annue di rifiuti fotovoltaici.
Con il riciclo dei pannelli, che vedranno nel decennio 2033-2042 perlopiù lo smaltimento di quelli in silicio cristallino, si crea una vera e propria filiera e catena di valore: produzione, installazione, manutenzione, dismissione e poi, riciclo (tornando al produttore) con parziale riuso dei pannelli ancora in buono stato. Secondo ENEA il 5% del materiale dismesso può essere rigenerato con un intervento di sostituzione leggera delle parti più usurate, generando così un secondo mercato, quello dell’usato, con prezzi inferiori di prodotti ancora validi e utilizzabili per esempio per soggetti con basso accesso ai servizi energetici.
I pannelli dismessi verranno trasportati ai centri di raccolta designati e sottoposti a trattamento meccanico, termico e chimico per recuperare le MPS (Materie Prime Seconde): il loro recupero e vendita sarà redditizio economicamente e a livello di recupero di produzione elettrica e termica.
Quali vantaggi?
Aumenta la catena del valore del sistema fotovoltaico, si crea un nuovo mercato dell’usato, si crea maggiore occupazione, si riduce l’impatto ambientale.
Lo sviluppo della filiera immaginata da ENEA, si inserirebbe a pieno titolo nelle strategie adottate dalla Commissione Europea in tema di economia circolare, alle quali l’Italia sta cercando di uniformarsi.
Frans Timmermans, Vicepresidente della Commissione Europea
Le risorse sono preziose e vanno conservate, sfruttandone al massimo il potenziale valore economico. L’economia circolare si prefigge di ridurre i rifiuti e proteggere l’ambiente, ma presuppone anche una profonda trasformazione del modo in cui funziona la nostra intera economia.
L’economia circolare prevista dall’UE si inserisce in un trend positivo: le attività di riparazione e di recupero dei materiali hanno finora generato un valore pari a 103 miliardi di euro e 2,2 milioni di posti di lavoro.
Per l’Europa, questo mercato, significherebbe anche porsi come alternativa alla concorrenza di Cina e USA.