Repowering e Revamping – aggiornare l’impianto fotovoltaico costituisce un aspetto importante per utility e investitori. Soluzioni e innovazione sul campo.
Repowering e Revamping – aggiornare l’impianto fotovoltaico costituisce un aspetto importante per utility e investitori. Soluzioni e innovazione sul campo.
Aggiornare l’impianto fotovoltaico, tramite processi di repowering e revamping, significa dare nuova linfa e ottenere prestazioni più elevate, ovviando al progressivo e fisiologico deterioramento e calo prestazionale di ogni impianto.
Perché in Italia questi procedimenti sono importanti? Perché siamo tra i primi Paesi a essere entrati nel mondo delle energie rinnovabili! Come ricorda il gruppo Hera “gli investimenti fatti già nel 2013, hanno reso il nostro, il primo Paese al mondo per contributo al fotovoltaico (7,9%) relativamente al panorama dell’elettrico nazionale”.
Uno dei principali vantaggi del fotovoltaico è proprio quello di rappresentare un investimento destinato a durare nel tempo. Ma per mantenere un impianto al massimo della produttività, si dovrebbe intervenire con operazioni di efficientamento volte a prolungarne la vita e, di conseguenza, le prestazioni.
Facciamo il punto, prendendo in considerazione la vita media di un impianto. Se pensiamo agli impianti installati nel corso del primo boom del solare (2009-2011), questi avevano una vita media di 8-10 anni; mentre per impianti più recenti dotati di tecnologie più performanti parliamo di un range tra i 25 anni e 40 (per alcuni). Per i primi si vedono più necessari entrambi gli interventi di ammodernamento, per i secondi più probabilmente si tratta di revamping, con monitoraggio e sostituzione solo di alcune parti dell’impianto.
Repowering – Cos’è e quando è utile
Il processo di repowering, diverso, ma estensione del revamping, rappresenta quegli interventi relativi all’aumento di potenza di un impianto fotovoltaico. Si tratta di aggiungere componenti che potenziano l’impianto stesso, per esempio l’installazione di ottimizzatori di potenza per ogni singolo pannello solare o, ancora, l’applicazione di un sistema di accumulo con pacchi batterie per immagazzinare l’energia prodotta in eccesso durante il giorno, favorendo l’autoconsumo serale e notturno.
Si tratta di interventi, appunto, per il potenziamento energetico – superando le prestazioni iniziali – dell’impianto con modifica delle componenti del sistema, senza agire sull’impianto nella sua interezza, affinché siano più attuali e avanzate a livello tecnologico: il repowering risponde alle necessità energetiche attuali di chi usufruisce del fotovoltaico.
Revamping – Cos’è e perché serve
Il revamping si riferisce a quegli interventi manutentivi di un impianto fotovoltaico volti a ottimizzarlo e ammodernarlo per risolvere criticità di performance. Per esempio, si tratta di sostituire, rimuovere e installare componenti principali come moduli e inverter, o riparare una o più aree danneggiate, per garantire maggiore precisione ed efficacia, anche nel caso di problematiche come il surriscaldamento delle celle, le perdite di potenza, le rotture dei pannelli, o semplicemente il degrado dei materiali. Tutti questi elementi potrebbero non rispettare le norme di conformità dettate dal GSE e, quindi, il revamping diventa necessario, anzi, essenziale. In particolare, gli interventi di revamping fotovoltaico sono disciplinati da un documento emanato da GSE (Gestore dei Servizi Elettrici), il D.M. 23/06/2016 che fornisce delle linee guida per una regolare azione di ammodernamento e ottimizzazione dell’impianto fotovoltaico.
Tra le strutture definite come ‘interventi significativi’ troviamo moduli e inverter. Si prende in considerazione anche la rilocazione parziale dei pannelli installati o la modifica del regime di cessione in rete. Sostituire inverter e moduli porta con sé significativi miglioramenti in più direzioni: miglioramento di performance ed efficienza, rapido rientro economico, maggior sicurezza dell’impianto. Il malfunzionamento delle strutture ‘cuore’ di un impianto può comportare rischi a livello di sicurezza e anomalie che possono provocare ingenti perdite di performance e, di conseguenza, maggiori consumi e costi di approvvigionamento dell’energia. Mentre gli “interventi non significativi”? possono essere assimilati ad attività di routine non invasiva , come per esempio la sostituzione di cablaggi o strutture di sostegno o lo spostamento di alcune componenti elettriche.
Ognuna di queste modifiche dovrà essere preventivamente comunicata al GSE, a esclusione degli impianti con potenza inferiore ai 3 kW, ovvero per lo più impianti residenziali.
Quale intervento fare?
Non esiste una risposta univoca nella scelta tra repowering o revamping: è necessaria una valutazione tecnica da parte di professionisti che controlleranno l’andamento dell’intero impianto e supporteranno l’utente per avviare l’intervento più opportuno per il proprio caso specifico.