Alessandro Barin, CEO di FuturaSun, analizza per noi il mercato fotovoltaico e il momento particolare per le rinnovabili e l’approvvigionamento green.
FuturaSun è stata fondata nel 2008 da un team di manager del distretto italiano del fotovoltaico, nel cuore del Veneto. L’azienda è specializzata nella produzione di pannelli fotovoltaici ad alte prestazioni ed è presente in più di 70 Paesi nel mondo. La sede principale si trova a Cittadella, in provincia di Padova. Dispone di stabilimenti di produzione di pannelli fotovoltaici in Europa e in Asia. Nel 2020, lo stabilimento industriale di Taizhou è stato potenziato, per arrivare a una produzione annuale di 1 GW.
– Come sta cambiando il mercato fotovoltaico?
A livello globale stiamo assistendo a un costante e forte interesse per il fotovoltaico e per le rinnovabili, in generale. Italia ed Europa hanno abbracciato di buon grado i nuovi meccanismi e le soluzioni per generare energia pulita, che fa bene all’ambiente e, soprattutto in questo periodo, anche al portafoglio.
Anche il mercato asiatico e nordamericano crescono con vigore, grazie anche a scelte governative e politiche a supporto. Avendo un rapporto costante e diretto con la Cina, possiamo osservare da vicino l’approccio verso queste tematiche. In questo momento sono attive campagne a sostegno delle rinnovabili con obiettivi ambiziosi per i prossimi decenni.
– Come si comporta l’Italia?
Attualmente, il mercato italiano sta godendo di un forte spinta, impressa da un sistema di incentivi che ha permesso di raggiungere risultati importanti. Come tutti gli incentivi introdotti nel tempo, si tratta di un aiuto esogeno e non in diretta correlazione con i movimenti del mercato e del settore. Una volta terminato il periodo di incentivazione potrebbe perciò verificarsi una contrazione e un rallentamento delle attività.
A supportare la crescita del fotovoltaico contribuiscono, e contribuiranno, sicuramente diversi aspetti: la tecnologia è matura ed è alla portate di tutti. Al tempo stesso, il costo delle materie e dei prodotti è oggi decisamente abbordabile.
Non solo, abbinando una tecnologia comprovata e affidabile come quella fotovoltaica a un sistema di accumulo, le famiglie italiano possono abilitare schemi di autoconsumo per la totale (o quasi) indipendenza energetica.
Quanto detto è valido anche per tutto il settore commerciale e una fetta di quello industriale.
Probabilmente, oggi, più che incentivi statali, occorrerebbero politiche flessibili per quanto riguarda le linee di credito e un sistema bancario più attento e focalizzato sul settore. Per una gestione efficiente della rete, sarebbe inoltre opportuno agevolare un più efficace coordinamento tra i diversi operatori di sistema.
– Come evolve la tecnologia?
La tecnologia produttiva di wafer e moduli evolve continuamente, portando a prodotti sempre più efficienti e meno cari. Tuttavia, nell’ultimo anno e mezzo abbiamo registrato un significativo aumento del costo del modulo, trainato dalla forte domanda globale. I 10 produttori di polisilicio (di cui 9 localizzati in Cina) hanno stabilito un aumento del prezzo che non è direttamente correlato a un aumento dei costi di produzione.
In un futuro non troppo distante, la tecnologia dei pannelli N-Type consentirà di raggiungere importanti traguardi. Essa andrà progressivamente ad affiancarsi alla consolidata tecnologia P-Type, con la quale sono realizzati circa il 95 % dei moduli fotovoltaici a livello globale.
La tecnologia N-Type consente di realizzare pannelli con una efficienza maggiore, rispetto ai moduli tradizionali: riescono infatti a produrre maggiore energia a parità di potenza, cioè più kWh per kWp. Pur se caratterizzata da costi iniziali superiori, la nuova tecnologia consentirà di ottenere maggiori rientri dei capitali.
Il futuro dell’azienda e del fotovoltaico
Per il futuro, sarà importante continuare a investire sulla R&D, sviluppando la proprietà intellettuale che sta alla base delle soluzioni tecnologiche del marchio.
L’azienda sta inoltre pensando a un ampliamento della gamma prodotti, con soluzioni di alta qualità che possano dare grandi beneficio al cliente finale nel medio/lungo periodo.
Secondo Barin è poi fondamentale poter contare su uno stabilimento europeo. Il Vecchio Continente si trova oggi davanti a una scelta precisa: riavviare una vera e propria filiera fotovoltaica. Lo sforzo maggiore per gli europei sarà quello di superare l’ostacolo più grande: unire e convogliare energie e grandi risorse in una entità composta da 26 Paesi diversi, con lingue e mentalità differenti, e ricostruire una filiera partendo quasi da zero. L’Europa deve trovare una strada propria, ben distinta a livello produttivo e strategico rispetto al percorso che vede ancora oggi la Cina protagonista. Più a lungo termine, l’EU deve riattivare un’intera filiera: obiettivo che realizzabile in un lasso temporale di circa 10-15 anni, presentando una tecnologia avanzata.