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Termina lo Scambio sul Posto, le indicazioni di Fotovoltaico Semplice

Aprile 1, 2025
Daniele Iudicone

Lo Scambio sul Posto ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione del fotovoltaico in Italia: dal 1° maggio questo meccanismo sarà sospeso. Cosa fare?

Oggi serve una nuova visione, in grado di valorizzare davvero l’energia rinnovabile prodotta dai cittadini. «Le comunità energetiche rappresentano quella visione. Il futuro non è tornare indietro, ma andare avanti insieme». È il commento di Daniele Iudicone – esperto di energie rinnovabili, CEO di IMC Holding e founder della prima Grande Comunità Nazionale di Fotovoltaico Semplice – a seguito della conferma ufficiale della fine dello Scambio sul Posto (SSP) a partire da maggio 2025.

Cos’è lo Scambio sul Posto e perché viene abolito

Lo Scambio sul Posto è stato uno dei meccanismi incentivanti più conosciuti dagli utenti domestici: permetteva ai piccoli produttori di energia da fonti rinnovabili (in particolare impianti fino a 20 kW) di immettere in rete l’energia non consumata istantaneamente e ottenere un rimborso economico parziale per quella ceduta. Un sistema semplice e vantaggioso, che ha aiutato migliaia di famiglie italiane a investire nel fotovoltaico.

L’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha però annunciato che dal 1° maggio 2025 non sarà più possibile attivare nuove convenzioni SSP. I contratti esistenti resteranno attivi fino alla scadenza naturale (max 20 anni), ma per tutti gli impianti nuovi si prospetta un cambio di paradigma.

Fotovoltaico Semplice si consolida e apre ad altri Paesi

Con la fine dello Scambio sul Posto, gli utenti avranno due strade: Ritiro Dedicato (RID): in cui l’energia immessa in rete viene venduta al GSE a un prezzo variabile, ma con ritorni economici generalmente inferiori allo SSP; Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), nuovo modello incentivato dallo Stato che consente a più soggetti di produrre, condividere e consumare energia localmente, beneficiando di contributi economici e vantaggi fiscali.

«Il RID è una soluzione debole, che rischia di scoraggiare le famiglie. Le comunità energetiche, invece, sono la vera evoluzione: permettono di valorizzare ogni chilowattora prodotto, ridurre la dipendenza dalla rete nazionale e contribuire a un modello energetico realmente sostenibile e democratico» spiega Daniele Iudicone.

Perché serve una Grande Comunità Energetica Nazionale

Secondo Iudicone, il rischio è che l’abolizione del SSP venga percepita come un passo indietro. Ma in realtà è un’occasione per fare un salto in avanti: «Il vero limite dello Scambio sul Posto era la sua dimensione individuale. Ogni famiglia produceva energia per sé, e ciò che avanzava finiva disperso nella rete. Oggi, invece, possiamo pensare in modo collettivo: creare comunità energetiche, cooperative tra cittadini, reti intelligenti che ottimizzano la produzione e l’uso locale dell’energia».

Il progetto: Grande Comunità Nazionale di Fotovoltaico Semplice

Per rispondere a questa nuova sfida, Daniele Iudicone ha lanciato il progetto della Grande Comunità Nazionale di Fotovoltaico Semplice, una rete già attiva che unisce cittadini, imprese, famiglie e amministrazioni locali con un obiettivo preciso: mettere in comune l’energia prodotta dai singoli impianti e restituirla in forma di benefici economici, ambientali e sociali. Si tratta di un modello snello che permette di avere assistenza tecnica e burocratica rispetto alle tradizionali CER, installazione e gestione di impianti fotovoltaici connessi a una rete intelligente, redistribuzione del valore generato all’interno della comunità, piattaforme digitali per monitorare produzione, autoconsumo e impatti. Ma soprattutto educazione energetica e trasparenza per tutti i partecipanti.

«È una transizione non solo energetica, ma anche culturale: da consumatori passivi a protagonisti attivi di una rivoluzione condivisa. E per farla davvero servono visione, strumenti semplici e alleanze tra cittadini, imprese e istituzioni» conclude Iudicone.

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