Un recente studio dell’istituto economico Prognos, presentato durante un’audizione organizzata dall’Alleanza per un’energia solare accessibile (AFASE), svoltasi a Bruxelles presso la Commissione Europea, mostra l’impatto che i dazi anti-dumping e anti-sussidi sulle importazioni di prodotti cinesi avrebbero sull’occupazione, nonché sul valore aggiunto in UE.
Un recente studio dell’istituto economico Prognos, presentato durante un’audizione organizzata dall’Alleanza per un’energia solare accessibile (AFASE), svoltasi a Bruxelles presso la Commissione Europea, mostra l’impatto che i dazi anti-dumping e anti-sussidi sulle importazioni di prodotti cinesi avrebbero sull’occupazione, nonché sul valore aggiunto in UE.
Nello specifico, si avrebbe un calo nella domanda che si traduce in una significativa perdita di posti di lavoro (circa 242mila) e in una diminuzione del valore aggiunto lungo tutta la filiera europea del fotovoltaico.
Un dazio punitivo del 20% costerebbe 115.600 posti di lavoro nell’Unione Europea durante il primo anno, di cui 18.200 in Italia. Al terzo anno di applicazione il totale di posti di lavoro perduti nell’Unione Europea sarebbe di 175.500. Con un dazio del 20% la perdita di valore aggiunto sarebbe di 4,74 miliardi di Euro nel primo anno e di 18,4 miliardi complessivi al terzo anno.
Un dazio punitivo del 60%, invece, potrebbe costare sino a 193.700 posti di lavoro in tutta l’UE durante il primo anno, dei quali 22.600 sarebbero persi in Italia. La perdita ammonterebbe fino a 242.000 nel terzo anno in tutta l’Unione Europea. La perdita totale di valore aggiunto sarebbe pari a 7,86 miliardi di Euro durante il primo anno dopo l’implementazione. In totale, nel corso di tre anni, sarebbero messi a rischio 27,20 miliardi di Euro di valore aggiunto.
I dazi porterebbero a una notevole diminuzione della domanda di prodotti per l’energia solare che si tradurrebbe, da un lato, in una minore domanda d’impianti solari e servizi, dall’altro, in una diminuzione nella fornitura dall’Europa alla Cina di prodotti intermedi (o semilavorati), quali materie prime e attrezzature di produzione.
“Il potenziale impatto positivo dei dazi per i produttori europei di prodotti per l’energia solare è niente di fronte all’impatto negativo sull’occupazione nell’UE. A causa dell’imposizione di dazi, la produzione di prodotti solari nell’Unione Europea cresce e si creano un po’ di posti di lavoro. In ogni caso, i posti di lavoro creati dai produttori dell’industria solare europea rappresentano, nella migliore delle ipotesi, solo il 20% dei posti di lavoro perduti lungo la catena del valore del fotovoltaico“, ha dichiarato Thorsten Preugschas, CEO dell’azienda tedesca di gestione di progetto Soventix.