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Il calo dei prezzi del greggio non rallenterà lo sviluppo delle rinnovabili

Febbraio 23, 2015
Redazione

Secondo l’Annual Global Power and Energy Outlook di Frost & Sullivan, l’attuale incertezza relativa al mercato del greggio e il costante calo dei prezzi per il barile di Brent non freneranno lo sviluppo delle rinnovabili, come invece altri avevano ipotizzato.

Secondo l’Annual Global Power and Energy Outlook di Frost & Sullivan, l’attuale incertezza relativa al mercato del greggio e il costante calo dei prezzi per il barile di Brent non freneranno lo sviluppo delle rinnovabili, come invece altri avevano ipotizzato.

Gli attuali investimenti negli impianti rimarranno stabili e sostenuti, nonostante la riduzione del costo del greggio stia impattando in modo evidente sui prezzi del petrolio e sui costi manifatturieri.
Si tratta di un andamento che si ripercuote direttamente anche sul settore della produzione di energia, includendo le centrali a carbone e gas, quelle nucleari, ma anche le strutture eoliche, solari, idroelettriche e a bioenergia.
Gli analisti di Frost & Sullivan evidenziano come la produzione convenzionale di energia elettrica continuerà a dominare la capacità installata a livello globale. Nonostante questo, rispetto a 4 – 5 anni fa, si prevede che gli investimenti nel gas e nelle energie rinnovabili aumenteranno con un tasso maggiore, a scapito di carbone e nucleare.
In particolare, il fotovoltaico solare è attualmente considerato la più interessante tra le tecnologie rinnovabili. Secondo le previsioni, la capacità globale del fotovoltaico, pari a 93 GW nel 2012, aumenterà fino a raggiungere 446 GW nel 2020, guidata principalmente dai player che già oggi dominano il mercato delle installazioni, ossia Cina, India e Nord America.
In questo scenario di crescita collettiva, dove anche l’UE gioca un ruolo non secondario, gli incentivi statali stanno diventando sempre meno importanti per una serie di mercati chiave. Per esempio, il fotovoltaico commerciale nel Nord America sta diventando sempre più competitivo rispetto alla produzione centralizzata, nonostante la riduzione delle tariffe incentivanti.
In conclusione, secondo gli analisti: “Il prezzo inferiore del petrolio potrebbe dare slancio all’utilizzo del gas naturale nella produzione di energia, poiché il calo dei prezzi spot lo rende più conveniente. In Europa, dal 2012, sono stati chiusi impianti di produzione alimentati a gas per 30 GW di capacità, ma i prezzi inferiori del gas e alcuni programmi di sostegno governativi dovrebbero evitare la chiusura di altri impianti”.

 

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