La Carinzia non teme i rincari: il 55% del fabbisogno energetico proviene da rinnovabili. Il modello presentato a Ecomondo.
Secondo le ultime stime il PIL italiano dovrebbe chiudere il 2021 con un aumento prossimo al 6% e ritornare ai livelli pre-Covid entro il secondo trimestre del 2022. I rincari che stanno interessando le forniture di energia elettrica rappresentano però un freno alla ripartenza e preoccupano le aziende italiane ed europee, ancora fortemente dipendenti da gas naturale e metano. Un tema di attualità che spinge i governi ad attuare misure nel breve termine e ripensare al ruolo delle rinnovabili nel mix energetico.
La risorsa naturale, infatti, ha il vantaggio di essere gratuita, costare meno e rendere meno dipendenti dall’approvvigionamento estero. Le rinnovabili, inoltre, rappresentano una sicurezza per le imprese energivore poiché permettono di stipulare contratti di fornitura a medio-lungo termine, con la garanzia di un prezzo fisso per diversi anni.
Chi ha già fatto tesoro di tutto questo è la Carinzia, regione che soddisfa il 55% del proprio fabbisogno energetico con fonti rinnovabili e che ha presentato il suo modello a Ecomondo (Rimini).
Idroelettrico, biomassa e fotovoltaico per la Carinzia
Da anni il 99,4% dell’energia elettrica prodotta in Carinzia proviene da fonti idroelettriche, da biomassa o dal fotovoltaico. La biomassa è la prima fonte di energia rinnovabile in Carinzia. La città di Klagenfurt, per esempio, alimenta la rete di teleriscaldamento per l’80% proprio grazie alle biomasse.
Sul territorio sono presenti oltre 500 centrali idroelettriche che assicurano alla regione più meridionale dell’Austria una fornitura costante di energia pulita. La Carinzia gode anche di una buona esposizione solare e, quando si tratta di investire in energia pulita, punta soprattutto sul fotovoltaico. La ricchezza di risorse naturali e il know-how di numerose aziende del territorio sfruttano al meglio l’energia idroelettrica e solare, e permettono alla Carinzia di conservare la propria posizione di protagonista europeo dell’energia rinnovabile.
In Carinzia, il Green Deal non è un progetto futuro, ma una realtà. È anche grazie a esso che la regione riesce a offrire alle aziende del territorio le condizioni ideali per produrre con fonti e materie prime rinnovabili e a zero emissioni di CO2. Tra i progetti più interessanti per lo sviluppo “green” delle aziende c’è il Green Tech Cluster, network internazionale per il sostegno e la promozione delle aziende carinziane operanti nel fotovoltaico, nella biomassa, nell’energia idroelettrica e nel riciclo. Oltre a una visibilità internazionale, possono contare su opportunità di innovazione comuni e il sostegno di una rete che va ben oltre i confini regionali.
In vantaggio sulle sfide climatiche attuali
Tutti questi dati dimostrano come la Carinzia stia rispondendo in modo intelligente alle sfide della globalizzazione e della crisi climatica. La predisposizione al cambiamento, la consapevolezza del territorio e delle sue risorse, insieme a politiche decise, conferiscono alla regione un vantaggio competitivo importante in termini di transizione verso una bioeconomia dinamica.
Un panorama che incentiva le aziende non solo ad affidarsi alle rinnovabili come fonti energetiche ma anche a investire sullo sviluppo delle stesse e sul perfezionamento del modello di economia circolare. H2Carinthia, per esempio, è un progetto nato dall’unione di intenti tra la regione Carinzia e l’azienda HyCentA, focalizzato sulla progressiva decarbonizzazione della regione: per la prima volta in Europa si è fatto un doppio utilizzo dell’idrogeno per la produzione combinata di energia e l’alimentazione di industria e mobilità, dimostrandone la grande versatilità ed efficienza.