Secondo i dati calcolati da Facile.it, che prendono in considerazione solo le componenti variabili di una bolletta elettrica (quindi il prezzo energia, il prezzo di dispacciamento e la PPE), il costo al kWh nel mercato tutelato è passato da 0,205 euro/kWh in ottobre 2021 a 0,535 euro/kWh nello stesso mese del 2022. Si tratta di un aumento del 161%. Un rincaro così importante dell’energia ha reso e rende oggi sempre più economicamente interessante l’installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia, da consumare in proprio secondo il sistema dell’autoconsumo.
Questa “autoproduzione” porta anche importanti vantaggi per l’ambiente, naturalmente: la generazione di energia dalla luce solare è un processo non inquinante, attinge a una fonte rinnovabile per eccellenza (il Sole) e permette di evitare di rilasciare CO2 nell’atmosfera. Giusto per dare qualche numero, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) prevede finanziamenti di oltre 2 miliardi di euro per favorire la diffusione delle modalità di autoproduzione e autoconsumo. L’investimento punta a installare circa 2.000 MW di nuova capacità di generazione elettrica da fotovoltaico. Se consideriamo un produzione annua di 1.250 kWh per ogni kW, i pannelli solari produrrebbero circa 2.500 GWh annui, che permetterebbero di evitare l’emissione di 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
Cos’è l’autoconsumo
L’autoconsumo, nella sua accezione più elementare, consiste nella produzione di energia elettrica, tipicamente tramite pannelli fotovoltaici, e nel suo consumo in loco, senza necessariamente coinvolgere entità esterne come il fornitore di energia di rete. Nel caso il fornitore di rete sia coinvolto (è la quasi totalità dei casi), si parla di Scambio sul Posto, una particolare forma di autoconsumo in sito che consente di compensare l’energia elettrica prodotta e immessa in rete in un certo momento con quella prelevata e consumata in un momento differente da quello in cui avviene la produzione. Questo consumo può essere fatto in un’abitazione, in un ufficio, in una fabbrica e in altri luoghi ancora.
Più energia autoprodotta si consuma, minore sarà il costo della bolletta. I risparmi maggiori si ottengono rimodulando i propri consumi nei momenti della giornata in cui c’è massima produzione di energia dai pannelli fotovoltaici. In altre parole, gli apparecchi con carichi elettrici importanti (per esempio lavabiancheria e forno) dovrebbero essere usati nelle ore diurne, più precisamente nei momenti della giornata in cui l’insolazione è massima. Tipicamente, una famiglia che impiega l’energia da fotovoltaico può ridurre il proprio consumo di energia dalla rete del 30% circa, con un conseguente risparmio sui costi della bolletta del 25% circa.
© Guida all’autoconsumo fotovoltaico Privati e Condomini – GSE
Tipologie e modalità
L’energia può essere prodotta e consumata da una singola persona o da una famiglia, da un gruppo di persone oppure da un insieme di individui, aziende e attività commerciali. Nel secondo caso (gruppo di persone) si parla di autoconsumo collettivo, nel terzo di comunità energetiche.
Autoconsumo singolo
È la configurazione più elementare ed è definita come Sistema Semplice di Produzione e Consumo (SSPC). Il sistema elettrico è connesso alla rete pubblica ed è caratterizzato dalla presenza di almeno un impianto di produzione di energia elettrica e un’unità di consumo costituita da una o più unità immobiliari. Questi elementi sono collegati direttamente tra loro, in modo che il trasporto di energia elettrica non si configuri come attività di trasmissione e di distribuzione (quindi non deve essere un’attività commerciale o professionale principale), bensì come attività di autoapprovvigionamento energetico.
© Guida all’autoconsumo fotovoltaico gruppo di autoconsumatori e comunità di energia rinnovabile – GSE
Autoconsumo collettivo
Per autoconsumo collettivo si intende una rete di celle fotovoltaiche che produce per due o più utenti, che poi distribuiscono l’energia. Gli utenti devono risiedere nello stesso edificio o condominio e tra loro vige un accordo privato. L’energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili può essere consumata in loco, immagazzinata o venduta, purché tale attività non costituisca l’attività commerciale o professionale principale.
Le comunità energetiche
Se il gruppo oltre alle persone include anche condomini, aziende, centri commerciali, edifici pubblici e altro ancora, si parla di comunità energetica, che è un soggetto giuridico a tutti gli effetti. La comunità energetica è autonoma ed è effettivamente controllata dai membri (persone fisiche, piccole e medie imprese, enti territoriali, autorità locali) che ne fanno parte e che risiedono nelle vicinanze degli impianti di produzione. Per le imprese coinvolte, la partecipazione non deve costituire l’attività commerciale o industriale principale.
Una comunità energetica può essere composta, per esempio, da un centro commerciale, uno stabilimento industriale e un gruppo di condomini. La comunità energetica può comprendere anche altre figure, dipende molto anche dal territorio: tipicamente la presenza nelle vicinanze di più industrie, centri abitati, grandi attività commerciali. Attualmente buona parte delle comunità energetiche sono presenti nel Nord Italia. Nel Sud del Paese si assiste a una maggiore diffusione di comunità di autoconsumo collettivo, anche per via di una maggiore presenza di impianti fotovoltaici, con comunità composte da centinaia di pannelli fotovoltaici e batterie installate in abitazioni individuali (il cui numero è cresciuto anche grazie agli incentivi statali) che possono scambiare energia con la rete.
I vantaggi
Oltre alla riduzione della spesa in bolletta e al beneficio per l’ambiente (benefici validi per ogni tipo di impianto), i vantaggi per l’autoconsumo collettivo e le comunità energetiche sono:
- Contributi economici da GSE (Gestore Servizi Energetici) per l’accesso al servizio di valorizzazione dell’energia condivisa, attraverso il Corrispettivo Unitario dato dalla somma della tariffa di trasmissione e del valore più elevato della componente variabile di distribuzione. In più, solo per l’autoconsumo collettivo, c’è un contributo aggiuntivo per le perdite di rete evitate. A questi si aggiungono i contributi economici per l’incentivazione dell’energia condivisa, con una Tariffa Premio pari a 100 euro/MWh per i gruppi di autoconsumatori, 110 euro/MWh per le comunità di energia. I contributi sono attivi per un periodo di 20 anni.
© Guida all’autoconsumo fotovoltaico gruppo di autoconsumatori e comunità di energia rinnovabile – GSE
- Valorizzazione dell’energia immessa, mediante contratto di Ritiro Dedicato con il GSE o accesso al libero mercato. Nel primo caso, GSE paga un corrispettivo per ogni kWh immesso nella rete, con il valore del pagamento stabilito in base alle condizioni economiche di mercato. Da notare che se si è usufruito del Superbonus 110% è possibile scegliere solo il ritiro dedicato con il GSE.
- Vantaggi fiscali con le detrazioni sulle imposte del 50% dei costi complessivamente sostenuti per la realizzazione dell’impianto (fino a un massimo di 96.000 euro, in 10 rate annuali) e del 110% per il Superbonus. Le detrazione del 110% possono essere richieste per spese corrispondenti a una potenza massima di 20 kW (fotovoltaico) e in ogni caso entro un massimo di 48.000 euro, con un limite di spesa di 2.400 euro per ogni kWp nominale. Nel caso si installino anche sistemi di accumulo, la detrazione del 110% è riconosciuta fino a un massimo di 1.000 euro/kWh di capacità di accumulo.
Per le aziende è previsto il credito di imposta che consente all’imprenditore di maturare un credito nei confronti dello Stato pari al 6% delle spese sostenute per l’acquisto di beni strumentali nuovi, tra cui le componenti degli impianti di produzione.
Prospettive future
Naturalmente per il prossimo futuro ci si aspetta un costante incremento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in particolare dal fotovoltaico, con una corrispondente crescita dell’autoconsumo. L’autoconsumo ha un grande potenziale nel nostro Paese, secondo uno studio di settore pubblicato da Legambiente e realizzato da Elemens. La ricerca stima, infatti, che entro il 2030 l’autoconsumo potrà aggiungere 17 GW di nuova capacità di energia rinnovabile, grazie a un coinvolgimento sempre più diffuso di privati, imprese ed enti locali. Questa previsione permetterebbe di raggiungere gli obiettivi stabiliti dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), e renderebbe le comunità energetiche fondamentali per incrementare del 30% la quota di energia pulita (pari a 22,8 TWh totali).
Più in dettaglio, si prevede che lo sviluppo completo dell’autoconsumo porterà nel periodo 2021 – 2030 a:
- 13,4 miliardi di euro di investimenti in nuova capacità rinnovabile
- 2,2 miliardi di euro di valore aggiunto per le imprese italiane della filiera
- 1,1 miliardi di euro di gettito fiscale
- 19.000 nuovi addetti solo per gli impianti e altri 19.000 in interventi relativi
- 47,1 milioni di tonnellate di CO2 in meno
Rimane però ancora molto da fare per raggiungere questi risultati. Mancano sia una completa ricezione delle Direttive Europee sia un adeguamento del mercato a questo nuovo modello di generazione e distribuzione dell’energia. In particolare, il rapporto presentato da Legambiente evidenzia alcune questioni:
- Perimetro delle comunità: a livello normativo, un allargamento dell’area massima della comunità energetica consentirebbe di coinvolgere aree rurali e agricole a bassa densità
- Taglia degli impianti: l’innalzamento della taglia massima dell’impianto (fissata ora a 200 kW) permetterebbe di sfruttare le economie di scala degli impianti e rivolgersi alle aree industriali
- Ruolo degli attori: l’ampliamento delle configurazioni ammesse creerebbe comunità energetiche più versatili e adatte alle differenti realtà del nostro territorio
- Sostenibilità economica: ulteriori incentivi permetterebbero di premiare più adeguatamente le iniziative più efficienti e di rendere più accessibile la tecnologia degli impianti fotovoltaici con accumulo