Aprile 14, 2023

Nicola Martello

La riforma del mercato elettrico: una proposta dell’Europa

Il 3 aprile si è tenuto nella Luiss Business School l’evento dal titolo “La riforma del mercato elettrico europeo fra concorrenza, sostenibilità e sicurezza degli approvvigionamenti”, organizzato da Elettricità Futura, Utilitalia e Confindustria, a cui hanno partecipato i rappresentanti delle principali Istituzioni, Associazioni nazionali e commissione europea (Stefano Grassi, Capo di Gabinetto), il Gestore della Rete di Trasmissione italiana, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin.

Lo scopo dell’evento è stato riflettere sulla proposta europea per la riforma del mercato elettrico in Europa, proposta pubblicata il 14 marzo e per molti aspetti anticipata da un lavoro presentato da Confindustria alcuni mesi prima. La proposta europea per il mercato elettrico si prefigge di accelerare la diffusione delle energie rinnovabili, eliminare gradualmente l’uso del gas, ridurre la dipendenza delle bollette dalla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili, tutelare i consumatori da eventuali future impennate dei prezzi e dalla potenziale manipolazione del mercato elettrico, rendere l’industria europea più green e più competitiva.

I partecipanti hanno preso in esame diversi aspetti della proposta, per metterne in risalto pregi e criticità, per studiare l’impatto sulle persone, sulle imprese, sulle industrie che producono e gestiscono l’elettricità, sull’ambiente. Ha fatto da moderatore dell’incontro Matteo Caroli, Ordinario di Gestione delle Imprese Internazionali e Associate Dean per l’Internazionalizzazione presso la Luiss Business School.

Aurelio Regina, Presidente del Gruppo Tecnico Energia di Confindustria

Confindustria ha avviato nel 2020, ben prima della crisi energetica, uno studio per sviluppare una proposta di riforma del mercato elettrico italiano, studio che è stato presentato il 25 ottobre 2022 alle Commissioni Ambiente e Industria del parlamento europeo. Il lavoro di Confindustria ha molti punti in comune con la recente proposta della commissione europea. Secondo Regina, lo studio ha sicuramente contribuito alla creazione del progetto europeo per il passaggio alle energie green e per il contenimento dei prezzi. Proprio come Confindustria ha indicato, l’Europa punta a una pianificazione di lungo termine, per evitare speculazioni, incentivare i PPA, sostenere gli investimenti per le energie rinnovabili.

utilitalia

Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia

Brandolini ha fatto notare come l’assetto attuale del mercato elettrico a breve termine non sia propulsivo per la decarbonizzazione. Sono necessari meccanismi che stimolino il passaggio alle energie rinnovabili e che forniscano segnali economici stabili nel tempo. Secondo Brandolini, bisogna creare nuovi stimoli per il mercato, per esempio lo Stato può supportare incentivi a lungo termine. Ma bisogna fare attenzione a non cedere alla tentazione di imporre limiti ai prezzi di mercato delle fonti energetiche. Eventuali cap dovrebbero esistere solo per le emergenze, non devono essere usati in maniera continuativa. Inoltre, il valore del cap dovrebbe essere definito al momento, in base alla situazione del mercato.

Rinnovabili, Italia riparte: la vision di Elettricità Futura

Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura

Elettricità Futura ha definito per il Paese diversi obiettivi da conseguire da qui al 2030. Tra questi, uno molto importante è la produzione di energia per oltre l’80% da fonti rinnovabili. È un traguardo difficile da raggiungere, perché ancora oggi non sono attivi i grandi impianti, da 1 MW in su. La maggior parte degli impianti costruiti in questo periodo, infatti, sono sotto il MW, più precisamente inferiori ai 200 kW. C’è quindi ancora molto lavoro da fare, non solo a livello di permessi.

Stefano Besseghini, Presidente di ARERA

L’Italia e l’Europa sono ancora in una situazione emergenziale, ma bisogna stare attenti a non fare passi falsi dovuti a decisioni affrettate. I tempi che la commissione europea si è data sono molto stretti: prima dell’estate dovrebbe esserci il confronto tra le istituzioni e la commissione, poi, durante il semestre di presidenza spagnola, arrivare all’approvazione del pacchetto entro dicembre 2023 o al più tardi gennaio 2024.

Besseghini ha sintetizzato le novità principali della proposta europea. Per quanto riguarda i settori industriale e utility scale:

  • Possibilità per i TSO di attivare i servizi di big shaving
  • Revisione del modello attuale di allocazione della capacità di lungo termine
  • Obblighi di garanzia statale per i PPA
  • Utilizzo di CFD come unico strumento di promozione delle RES, nucleare incluso
  • Introduzione degli strumenti di aste per lo sviluppo delle risorse di flessibilità e degli accumuli
  • Spostamento dei tempi di chiusura intra-day a 30 minuti
  • Possibilità di utilizzare anche misuratori sotto pod per il settlement delle risorse di flessibilità

Per quanto concerne il mercato retail:

  • Obbligo di istituire un fornitore di ultima istanza per le utenze domestiche
  • Estensione della definizione di consumatore attivo per permettere scambi fuori dal sito
  • Nuove norme per la promozione dell’energy sharing
  • Obblighi di copertura per i fornitori di energia, che devono offrire agli utenti almeno un contratto a prezzo fisso e uno variabile
  • Facoltà degli stati membri, nel caso di una dichiarazione di emergenza da parte della commissione, di imporre prezzi regolati anche sotto costo per PMI e utenze domestiche

Besseghini ha fatto notare che è diventato importante dare segnali per calmierare i prezzi. È necessario riportare questi strumenti all’interno di una gestione più strutturale del mercato, definire con maggiore precisione le dinamiche di una eventuale futura nuova situazione di emergenza.

Matteo Caroli, Ordinario di Gestione delle Imprese Internazionali

Il mercato attuale funziona, ma va integrato con incentivi di prezzo a lungo termine, non devono esserci obblighi che agirebbero come forzature del sistema. È necessario trovare incentivi per le energie green, bisogna sviluppare le reti locali, è fondamentale proteggere i consumatori, sia le persone sia le imprese. In quest’ottica, lo sviluppo delle CER e l’autoconsumo sono di grande aiuto.

Stefano Grassi, Capo di Gabinetto

In Europa il gas è sempre costato molto: negli ultimi 20 anni, il gas da noi è stato 2 – 3 volte più caro che negli USA, Canada, in altri paesi produttori. Ma leggermente meno costoso (20 – 25%) rispetto a Giappone, Sud Korea, Cina. Il discorso è simile per l’elettricità: in Europa i prezzi sono sempre stati del 40% più alti rispetto agli USA, leggermente più bassi di quelli del Giappone e della Cina. Dopo l’invasione in Ucraina, il trend strutturale è di divaricazione dei prezzi di elettricità tra USA/Cina ed Europa. Siamo allineati solo con il Giappone. Gli Stati Uniti sono produttori di energia e lì il gas costa sette volte di meno. La Cina sta investendo pesantemente su carbone e rinnovabili (hanno fatto 140 GW l’anno scorso, noi in Europa siamo a 56 GW). Questa differenza di costi dell’energia e del gas rischia di essere strutturale, una vera e propria condanna per il settore industriale, un peso che grava su paesi come l’Italia che fanno della manifattura il cuore della loro economia.

Grassi ha proseguito indicando la strada da percorrere per uscire dalla situazione attuale: aumentare le fonti rinnovabili. Se si vuole raggiungere l’obiettivo del 69% di rinnovabili nel 2030, servono 590 GW da fonti green, 70 – 80 GW da aggiungere ogni anno nel sistema elettrico europeo. Quindi le priorità di medio e lungo termine per l’Europa, per mantenersi competitiva, sono investire nell’energia rinnovabile e dare enfasi a meccanismi che permettano di ridurre i prezzi dell’energia, come per esempio i PPA. Grassi ha anche sottolineato l’importanza di limitare il peso del gas sulla definizione dei prezzi finali dell’energia, visto che questa influenza è sproporzionata rispetto all’effettiva percentuale del suo uso nella produzione di corrente. Per questo nella proposta è stata data enfasi alla flessibilità e allo storage.

Clara Poletti, Componente del Collegio di ARERA e Presidente del Board di ACER

Secondo Poletti, la commissione europea ha fatto una proposta coraggiosa, perché non è una proposta emergenziale, bensì una riforma che definisce gli strumenti che serviranno per il futuro. Bene quindi guardare al lungo termine, bene la raccomandazione sugli stoccaggi, ma ci sono perplessità sul retail. In questo ambito la proposta si fa un po’ confusa, descrive interventi contrari all’integrazione europea. Per esempio, si parla di condivisione fisica dell’energia, un’operazione contraria a un efficiente funzionamento dei mercati. In pratica si tratta di un ritorno al fisico dopo che si è imparato che una gestione economica dei sistemi è molto più efficiente.

Federico Boschi, Capo Dipartimento Energia del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica

L’Italia è sempre stata un po’ avanti per quanto riguarda la gestione del mercato dell’energia, infatti diversi elementi della riforma europea sono già presenti nel Paese, elementi sviluppati ben prima dell’emergenza. Il punto rilevante è che il sistema elettrico nazionale avrà una componente molto importante di rinnovabili, quindi bisogna ripensare le regole, per evitare fallimenti degli operatori e nell’interesse della comunità.

Non vogliamo che le regole dettate dall’Europa intralcino il percorso di sviluppo che l’Italia come nazione vuole seguire. La necessità dell’Europa di uniformare regole e interventi a livello comunitario rischia di portare a dettagli stabiliti da altre nazioni, dettagli che in Italia possono non essere adatti. Quindi non consentire un certo livello di libertà di scelta ai singoli Paesi sarebbe un errore molto grave.

Simone Mori, Rappresentante italiano del Board di Eurelectric

Lo sviluppo delle rinnovabili non va più visto come elemento divisivo tra mondo della produzione di energia e mondo della domanda, perché rappresenta uno straordinario volano della stabilizzazione dei prezzi. Mette insieme le esigenze di chi investe in una tecnologia che non ha costi variabili e le esigenze di chi compra energia per garantirsi una stabilità dei costi di produzione manifatturiera per i prossimi anni.

Questo concetto è stato espresso da Mori già nel 2018. Da allora la crisi ha portato a interventi totalmente eterogenei e frammentari, distorsivi del mercato, che hanno comportato in alcuni casi anche disastri.

Secondo Mori, si è arrivati solo oggi a una proposta di riforma a livello europeo perché è ancora acceso il dibattito a Bruxelles tra i sostenitori del libero mercato puro e i fautori di un sia pure parziale controllo economico. A questo proposito, Mori fa notare che in base a uno studio che Eurelectric ha commissionato a un istituto di ricerca esterno, negli ultimi 20 anni, cioè da quando è partito il mercato concorrenziale dell’energia, gli investimenti nel settore termoelettrico dell’energia sono stati 22 volte maggiori di quelli destinati alle fonti rinnovabili. Da questo dato Mori deduce che il mercato funziona benissimo a breve termine (ottimizzazione dei processi e dei costi per produrre energia con le tecnologie disponibili al momento), ma è inefficace a medio e lungo termine.

È importante favorire uno sviluppo convergente dei sistemi nazionali per l’energia, attraverso meccanismi di mercato e di controllo, per far crescere le rinnovabili e per contenere i prezzi. In sostanza, la proposta europea lascia le nazioni libere di agire nel breve termine, ma se gli Stati vogliono pianificare il medio e lungo periodo devono seguire alcune regole di base comuni. È opinione di Mori che queste regole potrebbero essere ancora più stringenti, per evitare che ci siano interventi di natura eterogenea.

Francesco Del Pizzo, Direttore Strategie di Sviluppo Rete e Dispacciamento di Terna

Il mercato, come è organizzato adesso, ha dimostrato la propria fragilità in questo periodo di stress. Se in passato è stata rifiutata l’idea di prezzi differenti per energia da fonti fossili e per quella da rinnovabili, oggi, dopo la crisi dell’anno scorso, questo concetto non è più così estraneo. In Italia, al 2030, l’energia da termoelettrico dovrebbe essere inferiore al 20%. Quindi su un totale di 360 TWh di consumi elettrici, circa 70 TWh dovrebbero arrivare da termoelettrico, il resto da rinnovabili e importazione. Perciò i costi in bolletta in futuro saranno in larga misura relativi ai costi di infrastruttura. A proposito di infrastrutture, Terna ha pubblicato un piano, Hypergrid, per il loro potenziamento, che prevede un investimento di 30 miliardi di euro per il raddoppio della capacità di trasporto della rete italiana. Questo potenziamento servirà per importare energia dall’Africa, in particolare dalla Tunisia, con cui Terna sta facendo nuovi collegamenti.

Penso che alcuni elementi della proposta europea siano positivi, come il sistema di garanzia centralizzato per i PPA, perché se da un lato riduce la flessibilità del mercato, dall’altra offre un livello di garanzia più ampio a livello di investimenti e quindi un costo minore dell’energia.

Massimo Beccarello, Senior Advisor Transizione Energetica di Confindustria

Beccarello ha sottolineato un fattore di rischio della proposta, già a livello concettuale. Nella riforma europea è presente il termine concorrenza, ma perché un mercato concorrenziale funzioni deve essere omogeneo, deve esistere una comune conoscenza sull’oggetto della negoziazione, deve esserci una perfetta informazione da ambo le parti, non devono esistere rendimenti di scala crescenti, infine non devono essere coinvolti beni pubblici. Il problema è che la concorrenza citata nella proposta europea è soggetta alla sostenibilità e alla sicurezza, due beni pubblici, due vincoli estranei al libero mercato.

Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica

Nel suo intervento conclusivo, Pichetto Fratin ha evidenziato come la riforma del mercato elettrico sia una necessità, perché come è strutturato oggi non è più adatto alle esigenze moderne. Questo non solo per le conseguenze della situazione dovuta alla guerra in Ucraina, ma anche per le variazioni che hanno portato ad aumenti delle bollette, aumenti avvenuti già prima della crisi dell’anno scorso.

L’Italia ha adottato le misure necessarie per smorzare l’impatto degli aumenti sulle famiglie, ma è evidente l’inefficienza di un mercato fondato sulle contrattazioni a breve termine. Non possiamo più avere un meccanismo che fa riferimento alla fonte energetica più costosa. Questo criterio, che per anni è stato la regola, ha portato a speculazioni e distorsioni. Tale meccanismo si è sviluppato in un sistema di mercato tecnologico ormai superato, basato su fonti programmabili, anche se oggi perfino le centrali termoelettriche, definite come programmabili per eccellenza, non lo sono più in maniera scontata. La siccità, infatti, sta fermando anche le centrali termoelettriche a causa della mancanza di acqua per il raffreddamento.

Pichetto Fratin ha continuato notando che il mercato a breve termine non è in grado di fornire prezzi stabili. Perciò va rivisto alla luce delle fonti rinnovabili non programmabili e diffuse. Servono flessibilità, garanzie di prezzi bassi, infrastrutture più potenti e capillari.

Il Governo è assolutamente disponibile ad ascoltare tutte le posizioni, per arrivare a fine anno alla regolamentazione europea. Questo per mettere a punto un sistema nazionale di gestione dell’energia che deve regolare non tanto il 2024 ma i prossimi vent’anni. Questa è la sfida che abbiamo di fronte. È una sfida di tutti: del sistema, delle imprese, delle famiglie, del Paese.

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