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Transizione 5.0 e rinnovabili, criticità e rallentamenti normativi

Dicembre 11, 2025
Nicola Martello

Italia Solare è intervenuta in audizione presso l’8ª Commissione permanente del Senato, nell’ambito dell’esame del decreto-legge 175/2025 su Transizione 5.0 e rinnovabili. L’Associazione ha espresso apprezzamento per l’attenzione del Parlamento, ma ha anche evidenziato una serie di criticità che rischiano di rallentare ulteriormente lo sviluppo degli impianti fotovoltaici in Italia, nonostante la forte domanda e la competitività ormai consolidata della tecnologia.

Uno dei nodi principali riguarda il Piano Transizione 5.0. – come spiegato da Luciano Barra, responsabile legislativo di Italia Solare, le imprese che stanno realizzando impianti fotovoltaici in autoconsumo con le agevolazioni previste si trovano spesso di fronte a ritardi significativi nei processi di connessione alla rete: preventivi che arrivano tardi, opere eseguite con lentezza per carenza di risorse nei gestori di rete, e accumulo di migliaia di pratiche. Con una scadenza fissata al 31 dicembre 2025, molte aziende rischiano di non riuscire a completare in tempo gli interventi, perdendo così il diritto al beneficio fiscale. Per questo l’Associazione ha chiesto una proroga di almeno tre mesi oppure, in alternativa, che il progetto sia considerato concluso quando l’impresa ha terminato tutte le opere di propria competenza, indipendentemente dai lavori che spettano al gestore di rete.

Il capitolo più critico è quello delle aree idonee. Italia Solare ha sottolineato come il decreto intervenga su un impianto normativo già complicato, senza però che la politica si assuma le proprie responsabilità riguardo alla ottimale dislocazione degli impianti sul territorio.

Il divieto generalizzato di installare fotovoltaico a terra in aree agricole – confermato dal DL 175/2025 – continua a bloccare progetti anche su terreni agricoli non coltivabili o non utilizzati, impedendo perfino la realizzazione di impianti per l’autoconsumo delle imprese. Allo stesso tempo, la norma restringe le possibilità per le aziende di utilizzare le aree intorno agli stabilimenti per la produzione di energia, introducendo nuovi limiti (come la distanza ridotta da 500 a 350 metri e il requisito dell’AIA) privi di giustificazione tecnica. A complicare ulteriormente il quadro intervengono poi le norme paesaggistiche: vietare alle Regioni di individuare come idonee le aree entro 500 metri da beni sottoposti a tutela renderebbe, in molte parti d’Italia, quasi impossibile raggiungere i target assegnati.

Riguardo gli impianti agrivoltaici, Italia Solare ha ricordato che la definizione proposta dal decreto introduce elementi di ambiguità, come l’espressione “moduli adeguatamente elevati da terra”, che rischiano di generare interpretazioni divergenti e incertezza per gli operatori. L’Associazione ha ribadito che la chiave dovrebbe essere una sola: garantire la continuità delle attività colturali e pastorali, senza vincoli formali ulteriori.

Progetti in corso e semplificazioni che non semplificano

Un tema importante riguarda la totale assenza di meccanismi di salvaguardia per gli investimenti già avviati. Sono centinaia gli impianti sviluppati sulla base delle norme previgenti che oggi si trovano in una situazione di incertezza normativa, con il rischio concreto di non poter procedere.

Italia Solare ha poi segnalato un punto particolarmente critico: secondo il decreto, le semplificazioni previste per gli impianti in aree idonee valgono solo se anche le opere di connessione alla rete ricadono in tali aree. Un vincolo – ha ricordato l’Associazione – quasi impossibile da rispettare, dato che i punti di connessione sono individuati dai gestori di rete e non dagli operatori. Da qui la richiesta al Parlamento di ripristinare la norma previgente, che consentiva la semplificazione delle infrastrutture interrate di connessione a prescindere dalla loro localizzazione.

Connessioni: la riforma c’è, ma non viene approvata

Italia Solare ha richiamato l’attenzione su un’ulteriore riforma urgente: quella delle connessioni degli impianti alla rete elettrica. Il testo, predisposto dal MASE con il coinvolgimento dei gestori di rete e degli operatori, è pronto da tempo, ma non è stato incluso nel decreto. L’Associazione ha chiesto al Parlamento di cogliere l’occasione della conversione per inserirlo, dato che la disciplina delle connessioni è oggi uno dei principali fattori di rallentamento degli investimenti.

Infine, Italia Solare ha invitato Governo e Parlamento a ricomporre le posizioni dei diversi Ministeri e ad adottare una strategia coerente: tutelare il territorio e il patrimonio paesaggistico è fondamentale, ma senza impedire al Paese di utilizzare al meglio la fonte energetica più economica, stabile e disponibile, il fotovoltaico.

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