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Revamping fotovoltaico: la seconda vita degli impianti

Dicembre 22, 2025
Nicola Martello

Il parco fotovoltaico italiano attraversa una fase di invecchiamento che trasforma il revamping in opportunità strategica. In Italia ci sono oltre 18,5 GW di impianti fotovoltaici che nel 2024 hanno compiuto almeno 10 anni di vita, di cui oltre il 22%, pari a più di 4 GW, ha una potenza di almeno 1 MW. Questa massa critica di installazioni datate rappresenta un mercato potenziale significativo per interventi di ammodernamento che possono riportare gli impianti a livelli prestazionali ottimali, aumentandone la produttività fino al 30-40%.

Secondo le stime più recenti, almeno 10 GW del parco installato italiano potrebbero essere oggetto di interventi di revamping con benefici tangibili in termini di produttività e durata. Il fenomeno interessa particolarmente gli impianti realizzati per i Conto Energia tra il 2009 e il 2013, spesso costruiti con soluzioni tecniche non sufficientemente ponderate, dettate dall’urgenza e dall’opportunità economica del momento.

Le ragioni tecniche dell’ammodernamento

Il degrado prestazionale degli impianti fotovoltaici deriva da diversi fattori. Le celle fotovoltaiche subiscono per loro natura una perdita di efficienza nel tempo, stimata tra lo 0,5 e l’1% annuo per i moduli di prima generazione. Dopo dieci anni di operatività, la perdita complessiva può raggiungere il 10-15% della capacità originaria. A questo si aggiungono problematiche specifiche come il PID (Potential Induced Degradation), fenomeno che può causare perdite di produzione fino al 30%, la delaminazione del backsheet, i danneggiamenti da agenti atmosferici e i malfunzionamenti dei diodi di bypass.

Gli inverter centralizzati di prima generazione, ampiamente utilizzati negli impianti dei vari Conto Energia, presentano oggi limitazioni evidenti rispetto alle tecnologie attuali. La loro efficienza di conversione si attesta tipicamente intorno al 95-96%, mentre gli inverter moderni raggiungono il 98-98,7%. Gli inverter commerciali recenti hanno la possibilità di collegare al medesimo MPPT più stringhe di moduli, questo permette di semplificare l’installazione dell’impianto, evitando l’utilizzo di scatole di derivazione.

revamping fotovoltaico

Tecnologie abilitanti per il revamping moderno

L’evoluzione tecnologica degli ultimi anni ha radicalmente ampliato le possibilità di intervento. I moduli fotovoltaici bifacciali rappresentano una delle innovazioni più significative per progetti di revamping su impianti a terra. I pannelli bifacciali possono aumentare la produzione energetica complessiva fino al 20-30% rispetto ai pannelli monofacciali, sfruttando la luce riflessa dal terreno sottostante. Secondo le stime del settore, entro il 2027 il 35% del mercato sarà bifacciale, soprattutto per gli impianti di grande taglia installati a terra.

La tecnologia TOPCon (Tunnel Oxide Passivated Contact) sta emergendo come standard per i nuovi moduli ad alta efficienza. Il substrato di silicio di tipo N migliora le prestazioni delle celle solari, mentre lo strato di polisilicio ottimizza il contatto con il metallo migliorando la trasmissione della corrente. I moduli commerciali con tecnologia TOPCon raggiungono oggi efficienze superiori al 22%, contro il 13-15% dei pannelli di prima generazione.

Gli inverter multi-MPPT sono un elemento cruciale negli interventi di revamping. Un inverter ibrido dual MPPT è dotato di due inseguitori del punto di massima potenza che consentono a ciascun campo solare collegato all’inverter di funzionare al meglio. Questa configurazione offre vantaggi sostanziali negli impianti con orientamenti diversi o soggetti a ombreggiamenti parziali, ottimizzando la produzione di ogni stringa indipendentemente.

Diagnostica avanzata: fondamento del revamping efficace

La termografia con drone è diventata uno strumento indispensabile per la diagnosi accurata degli impianti fotovoltaici. Nel luglio 2024 un’analisi di un impianto a terra da 1 MW ha identificato su 3.077 pannelli 955 anomalie, di cui 110 pannelli che necessitavano interventi immediati. Le termocamere ad alta risoluzione montate su droni possono rilevare hot spot, celle difettose, problemi di connessione e fenomeni di PID con grande precisione, volando a quote ottimali di 20 metri per acquisizioni termiche e di 37 metri per riprese visive.

A distanza di 5 anni dall’installazione, circa il 20% degli impianti ha difetti che riducono le performance e possono portare a rischi elettrici o incendio. La diagnostica preventiva attraverso ispezioni termografiche periodiche permette di identificare anomalie prima che degenerino in guasti costosi, programmando interventi mirati ed economicamente sostenibili.

L’elettroluminescenza rappresenta una tecnica complementare alla termografia, per analisi ancora più approfondite. Questa metodologia rileva microfratture, difetti strutturali delle celle e problemi non visibili termicamente, fornendo una mappatura completa dello stato di salute dei moduli.

Revamping Fronius, inverter next-gen per massime performance

© Fronius

Il ruolo strategico delle aziende italiane

Il tessuto imprenditoriale italiano sta sviluppando competenze specifiche nel settore del revamping fotovoltaico. FuturaSun ha sviluppato una gamma specifica di moduli per interventi di revamping. L’azienda ha mantenuto in produzione pannelli con celle monocristalline da 72 celle con potenze da 190 a 200 watt e dimensioni di 1.580 x 808 x 35 mm, forniti con i certificati richiesti dal GSE previsti dal 5° Conto Energia. Questa strategia permette di sostituire i pannelli degradati senza modificare cablaggi, inverter e strutture esistenti, riducendo drasticamente i costi di intervento.

Il marchio è l’unico ad avere il controllo su una fabbrica di semiconduttori per la produzione di celle fotovoltaiche in Cina e sta avanzando piani per la realizzazione di una gigafactory di moduli ad alta efficienza in Italia. A novembre 2024, FuturaSun ha lanciato la linea inverter FuturaPulse, disponibile da gennaio 2025 con inverter ibridi monofase e trifase con potenze da 3 a 15 kW, sviluppati per rispondere alle esigenze del mercato.

Stern Energy, con oltre 1,5 GW di impianti in gestione, ha documentato casi concreti di revamping. Un impianto da 5,4 MW in provincia di Taranto è stato interessato da un’attività di revamping e repowering che ha portato la potenza a 8,3 MW. L’intervento ha previsto l’implementazione di nuovi tracker monoassiali e la corretta pianificazione delle disconnessioni per minimizzare le perdite di produzione durante i lavori.

Normative e procedure GSE

Il Gestore dei Servizi Energetici ha aggiornato nell’aprile 2023 le linee guida per interventi di manutenzione e ammodernamento in adeguamento al Decreto Ministeriale 23 giugno 2016. Il GSE ha suddiviso gli interventi di revamping in due categorie: interventi non significativi che non richiedono una comunicazione al GSE, e interventi significativi che riguardano modifiche sostanziali all’impianto per i quali è obbligatorio inviare una comunicazione al GSE entro 60 giorni dalla loro conclusione.

Il Decreto FER X introduce novità rilevanti per il revamping. Il decreto si estende anche agli interventi di rifacimento o ampliamento degli impianti già esistenti, favorendo il potenziamento degli impianti fotovoltaici già installati permettendo di aggiungere nuova capacità produttiva e di migliorare l’efficienza dei sistemi. Per la nuova potenza installata viene applicato un coefficiente di riduzione sull’incentivo, con una riduzione massima ipotizzata del 10% rispetto all’incentivo originario.

Repowering e Revamping, il fotovoltaico sempre al suo meglio

Vantaggi economici e prestazionali

Il revamping offre ritorni sull’investimento significativamente superiori alla sostituzione completa degli impianti. Sostituire solo i componenti critici mantiene in funzione le infrastrutture esistenti (strutture di supporto, cablaggio principale, protezioni elettriche) riducendo i costi del 40-60% rispetto a una nuova installazione. I tempi di payback per interventi di revamping ben progettati si attestano tipicamente tra 4 e 7 anni, considerando l’incremento di produzione, la riduzione dei costi di manutenzione e gli incentivi fiscali disponibili.

L’aumento di produzione derivante dal revamping varia in funzione delle condizioni iniziali e degli interventi effettuati. La sostituzione di moduli degradati del 20% con pannelli ad alta efficienza può incrementare la produzione del 35-45%. L’installazione di inverter multi-MPPT in impianti con ombreggiamenti parziali migliora la resa del 10-15%. L’aggiunta di sistemi di tracking monoassiali su impianti a terra può aumentare la captazione solare del 20-25%.

La manutenzione predittiva abilitata dalla diagnostica avanzata riduce i costi operativi del 15-25% rispetto alla manutenzione reattiva tradizionale. Identificare celle difettose prima che causino hot spot previene danni estesi ai moduli e riduce il rischio di incendi, problematica crescente negli impianti datati.

Prospettive di mercato

Il mercato italiano del revamping fotovoltaico è destinato a crescita sostenuta nei prossimi anni. Gli impianti installati durante il secondo e terzo Conto Energia (2007-2011) stanno raggiungendo i 15-18 anni di operatività, soglia oltre la quale gli interventi di revamping diventano economicamente imprescindibili. La disponibilità di tecnologie mature, la riduzione dei costi dei componenti e il mantenimento di incentivi fiscali creano condizioni favorevoli per investimenti massicci nell’ammodernamento del parco esistente.

Le competenze sviluppate dalle aziende italiane nel revamping fotovoltaico rappresentano un asset strategico esportabile. L’esperienza maturata su un parco impianti eterogeneo e complesso come quello italiano, con vincoli normativi stringenti e necessità di mantenere gli incentivi del Conto Energia, fornisce know-how prezioso per mercati internazionali che affronteranno nei prossimi anni problematiche analoghe.

L’integrazione tra revamping e comunità energetiche rinnovabili apre ulteriori opportunità. Impianti aggiornati e dotati di accumulo possono diventare nodi produttivi all’interno delle CER, massimizzando l’autoconsumo collettivo e ottenendo incentivi aggiuntivi sulla quota di energia condivisa. Questa sinergia amplifica i benefici economici e accelera i tempi di rientro degli investimenti.

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