Si parla di installazione di impianti solari, ma quasi mai di smaltimento e di riciclo pannelli fotovoltaici. I moduli non sono eterni e vanno smaltiti.
I pannelli fotovoltaici sono dispositivi elettronici a stato solido e una volta montati al loro posto e messi in esercizio sembra possano durare in eterno. In realtà non è affatto così, perché un pannello solare invecchia progressivamente nel tempo. L’esposizione al sole, le variazioni di temperatura provocano una graduale riduzione delle sue prestazioni. Il rendimento diminuisce e dopo 20 – 30 anni arriva il momento di sostituirli con pannelli nuovi (un pannello è garantito in genere per 20 – 25 anni, mentre gli inverter hanno normalmente una garanzia di 10 anni, anche se possono arrivare a 12 – 15 anni prima che si renda necessaria la loro sostituzione).
Il cambio dei moduli fotovoltaici conviene non solo perché il rendimento di quelli vecchi si è abbassato di molto, ma anche perché in 20 – 30 anni la tecnologia è andata avanti e i nuovi pannelli sono migliori, più performanti, capaci di convertire in corrente una percentuale maggiore della luce solare.
In particolare nel nostro Paese, si parla sempre di installazione dei pannelli fotovoltaici, ma quasi mai del loro smaltimento. Che si parli poco dello smaltimento è comprensibile: la grande maggioranza degli impianti, soprattutto in Italia, è giovane, ha meno di quindici anni, e la loro sostituzione sembra molto lontana nel tempo. Ma in ogni caso è bene conoscere le procedure necessarie per la rottamazione dei vecchi pannelli fotovoltaici.
Riciclo pannelli fotovoltaici
Una corretta gestione dei moduli a fine vita permette di ridurre l’impronta ambientale degli impianti fotovoltaici, di diminuire lo sfruttamento delle risorse naturali e di promuovere soluzioni circolari di riciclo, recupero e riutilizzo dei materiali provenienti dallo smaltimento: vetro, alluminio, silicio e gli altri componenti che fanno parte dei pannelli.
Nel nostro paese i dispositivi elettronici vanno smaltiti con modalità ben precise, stabilite dalle normative che descrivono il trattamento dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), e i pannelli solari rientrano a pieno titolo in questa categoria di prodotti. Esistono due tipologie di RAEE fotovoltaici, definite dalla potenza dell’impianto da cui i pannelli arrivano: RAEE professionali da impianti con potenza nominale maggiore o uguale a 10 kW, e RAEE domestici da impianti con potenza nominale inferiore a 10 kW. I RAEE professionali sono tali a prescindere che il proprietario dell’impianto fotovoltaico sia un’azienda, un professionista o un privato.
I pannelli che facevano parte di un impianto domestico vanno portati presso il Centro di Raccolta dei RAEE di riferimento e questo trasporto è a carico del proprietario dell’impianto. I Centri di Raccolta sono rintracciabili nel sito ufficiale del Centro di Coordinamento. Il costo dello smaltimento vero e proprio è invece a carico del produttore dei pannelli, quindi questa spesa non grava sul proprietario.
Normativa RAEE del 2014 per lo smaltimento degli impianti professionali
La normativa sui RAEE, promulgata nel 2014, è in sostanza un’integrazione della Direttiva Europea del 2012. In questa normativa sono specificate le due diverse modalità di smaltimento dei RAEE professionali, a seconda della loro data di installazione. Più in dettaglio:
- Impianti installati prima del 12 aprile 2014: il costo dello smaltimento è a carico del proprietario. Questo, però, può avvalersi del ritiro “Uno Contro Uno”. Quindi, se il proprietario decide di acquistare un nuovo impianto, sarà il produttore del nuovo a doversi occupare dello smaltimento di quello vecchio
- Impianti installati dopo il 12 aprile 2014: il costo dello smaltimento è totalmente a carico del produttore
Smaltimento e riciclo pannelli fotovoltaici incentivati con Conto Energia
Per quanto riguarda lo smaltimento dei pannelli incentivati con il Conto Energia, il discorso è un po’ diverso. Il Conto Energia è un contributo finanziario fornito dallo Stato, assegnato in base ai kWh prodotti per un determinato periodo di tempo. Attualmente l’incentivo Conto Energia non è più applicabile, dato che l’ultima attivazione è stata fatta nel 2012.
Se l’impianto fotovoltaico è stato acquistato con l’incentivo Conto Energia, il GSE (Gestore dei Servizi Elettrici) ha trattenuto, negli ultimi 10 anni di diritto all’incentivo, una cauzione in previsione dello smaltimento dei pannelli solari. Una volta effettuato lo smaltimento (da parte del soggetto responsabile o da una figura terza incaricata dell’operazione) e prodotta la documentazione necessaria per dimostrare che lo smaltimento è stato fatto in maniera corretta, il GSE provvede a restituire questa cauzione, pari a 10 euro per pannello, che sia di tipo domestico oppure professionale.
Da notare infine che il soggetto incaricato dello smaltimento può richiedere al GSE la completa gestione delle operazioni di raccolta, trasporto, trattamento adeguato, recupero e smaltimento dei rifiuti prodotti dai pannelli fotovoltaici incentivati. Inoltre è possibile aderire a un Sistema Collettivo per la gestione e lo smaltimento dei moduli, come previsto dal Dlgs 118/2020.
I benefici del riciclo pannelli fotovoltaici
Tutti i materiali che compongono i pannelli fotovoltaici sono altamente riciclabili. Sono infatti composti per la maggior parte da vetro e alluminio, quindi, una volta separati i vari elementi, è possibile riciclarli per quantità che raggiungono il 95%. Ma si può fare di meglio: le tecnologie più moderne consentono di arrivare al 98%, grazie al recupero del silicio e del rame. In pratica, da un pannello fotovoltaico pesante 21 kg si ottengono 15 kg di vetro, 2,8 kg di plastica, 2 kg di alluminio, 1 kg di silicio in polvere e 14 grammi di rame.
Secondo uno studio delle agenzie internazionali per le energie rinnovabili IEA-PVPS e IRENA, il valore del vetro e delle altre materie prime recuperate dal riciclo dei pannelli potrebbe superare la soglia dei 15 miliardi di dollari entro il 2050, per un totale di 70 milioni di tonnellate di materie prime. In Italia ci sono più di 880.000 moduli fotovoltaici installati. Questo significa che dopo il 2030 si potrebbe arrivare a una cifra di 400.000 tonnellate di materiale da recuperare e da trattare.
Secondo un’analisi di Rystad Energy, società indipendente di ricerca energetica e business intelligence, con una domanda di impianti solari in crescita e gli attuali colli di bottiglia nelle forniture di materie prime e componenti, il riciclo dei pannelli esausti potrebbe essere l’unica soluzione praticabile per contrastare eventuali tagli nell’offerta. È una soluzione che entro la fine di questo decennio potrebbe valere ben 2,7 miliardi di euro. Da notare che attualmente il segmento del recupero vale circa 170 milioni di dollari e riesce ad attirare solo lo 0,08% degli investimenti globali nel fotovoltaico.
Il progetto Photorama
Per favorire il recupero dei materiali e l’avvio di un’economia circolare, in Europa è in corso il progetto Photorama, attivo dal 2021 al 2024 e finanziato con 8,4 milioni di euro dal programma Horizon 2020. Fanno parte del progetto 13 organizzazioni (tra queste ci sono le italiane ENEA ed Enel Green Power), con l’obiettivo di mettere a punto soluzioni tecnologiche innovative per massimizzare il recupero di materie prime dai pannelli solari a fine vita.
Il progetto si concentra sul design dei moduli solari, per sviluppare processi produttivi che rendano tutte le componenti del pannello facilmente riciclabili. Il recupero dei materiali comprenderà una nuova tecnologia di delaminazione in grado di separare in maniera efficace ed efficiente le celle solari dalla lastra di vetro. Inoltre nuovi processi chimico-fisici consentiranno di recuperare tutti gli altri materiali.
Massimo Izzi, responsabile per ENEA del progetto Photorama
La tecnologia che svilupperemo grazie a questo progetto permetterà di recuperare dai pannelli a fine vita quasi il 100 per cento dei materiali e con un grado di purezza mai raggiunto prima. Centrare questo obiettivo aiuterebbe l’intera industria solare a compiere un enorme passo in avanti rispetto agli attuali standard di riciclaggio e, soprattutto, a ridurre la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di materie prime critiche.