Il percorso di transizione energetica è fondamentale per un futuro sostenibile; come evidenzia BayWa r.e., l’approvvigionamento green e il risparmio energetico sono centrali.
Il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo sul clima di Parigi richiede una collaborazione senza precedenti tra governi globali, industria e opinione pubblica.
I responsabili politici si stanno adoperando per implementare una serie di misure ad hoc per rispettare tali impegni e affrontare al meglio l’impellente sfida del cambiamento climatico. Il piano RePowerEU –recentemente pubblicato dall’Unione Europea – si focalizza sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico attraverso una strategia di autosufficienza senza precedenti. Al centro di questa strategia, c’è l’impegno a “potenziare l’innovazione tecnologica pulita”, sottolineando il ruolo vitale del settore tecnologico e delle sue soluzioni in questo momento di svolta epocale.
Il passaggio dalla generazione centralizzata di energia, dominata dai combustibili fossili, alle risorse energetiche distribuite, che sfruttano l’energia eolica, solare e altre fonti rinnovabili, presuppone una trasformazione dei sistemi tecnologici operativi tradizionalmente utilizzati. Il settore pubblico può contribuire a favorire questo passaggio mettendo in pratica alcune azioni fondamentali. Può, in primis, offrire un ambiente normativo stabile che dia alle aziende energetiche la fiducia necessaria per investire in un ecosistema energetico affidabile, resiliente, a zero emissioni di carbonio e a prezzi accessibili. Ma può anche destinare i fondi di stimolo fiscale a progetti che favoriscano il percorso verso le emissioni nette a zero e creare una partnership sostenibile tra l’industria e il mondo accademico per accelerare la commercializzazione di tecnologie verdi innovative.
Gli investimenti
Gli scenari geo-politici, la guerra in Ucraina con la conseguente crisi dei prezzi del gas e le spinte globali all’adozione di paradigmi economici e sociali improntati alla sostenibilità, negli ultimi anni stanno accelerando significativamente gli investimenti dei player del settore nella transizione energetica. Nel 2022 questo trend è continuato e le acquisizioni di asset che possano favorire la transizione energetica rappresentano oggi il 27% di tutte le operazioni di M&A nel comparto (+7% rispetto al 2021).
Nel settore Energia, i deal di scopo rappresentino oggi circa la metà di tutte le transazioni, quota decisamente superiore rispetto ad altri settori. Tuttavia, le aziende del settore energetico hanno relativamente meno esperienza nelle operazioni di scopo rispetto a quelle di scala. Di conseguenza, i dealmaker del mondo dell’energia possono imparare dall’esperienza dei player di altri settori, ripensando innanzitutto l’intero processo di M&A.
Negli ultimi mesi è stato pubblicato l’Energy Transition Readiness Index e sono stati analizzati i mercati energetici dei 13 principali Paesi europei, tra cui l’Italia. Il report ha preso in esame diverse componenti, tra cui accessibilità dei mercati, aspetti sociopolitici e potenziale tecnologico dei diversi Paesi europei coinvolti dalla ricerca.
In particolare, il ranking mostra che l’Italia (ultima nel 2021 insieme alla Spagna) è migliorata dal punto di vista della preparazione generale alla transizione energetica, restando tuttavia ancora tra i Paesi meno pronti ad abbracciare il cambiamento (tra cui Spagna, Germania e Regno Unito).
La strada da percorrere è ancora lunga: il report stima infatti che, per raggiungere gli obiettivi per il 2030, la produzione di energia eolica e solare per l’Italia dovrebbe crescere del 188%.
L’attenzione dei mercati
Negli ultimi 12 mesi il Belpaese si è distinto dal punto di vista sociopolitico, raggiungendo Francia e Paesi Nordici e dimostrando consapevolezza, nonché importanti ambizioni in merito alla transizione energetica. Inoltre, sono stati compiuti importanti passi avanti in termini di accessibilità del mercato: se nel 2021 l’Italia era fanalino di coda d’Europa sul gradino più basso del ranking, quest’anno si è registrato un netto miglioramento che vede l’Italia allo stesso livello di Francia, Spagna, Regno Unito e Svizzera.
L’obiettivo è ancora lontano, ma il Paese mostra un discreto livello di attrattività dal punto di vista degli investimenti (al pari della Francia) che potrebbe contribuire a colmare il gap. Tuttavia, se l’attuale crisi energetica ha contribuito ad accelerare l’interesse e il supporto pubblico alla transizione, emerge ancora una certa incertezza a livello regolamentare che sul lungo periodo potrebbe inibire l’entrata sul mercato di nuovi attori.
Stabile invece la situazione del Paese dal punto di vista dell’innovazione tecnologica (ovvero accessibilità della rete, infrastruttura di ricarica per i veicoli elettrici, adozione del digitale), che vede ancora ampi margini di miglioramento. In particolare, tra le aree di preoccupazione il report evidenzia i potenziali problemi in termini di esigenze future della rete, gli incentivi limitati per i veicoli elettrici e la tecnologia Vehicle-to-Grid (V2G) non ancora disponibile, oltre a possibili costi aggiuntivi per rispettare la conformità normativa.
The Decade That Matters 2.0, lo studio BayWa r.e.
La ricerca è il risultato di una approfondita analisi condotta da Censuswide per conto di BayWa r.e. e che ha interessato 3mila dirigenti d’azienda e responsabili politici negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Spagna.
Dallo studio emergono interessanti fattori di riflessioni in materia di decarbonizzazione, emergenza climatica e coscienza green. Nel 2022 il carbone è tornato a far parlare di sé a livello globale, con oltre un milione di menzioni al mese, con un aumento di quasi il 12% rispetto al 2021. Mentre tra il 2020 e il 2022, le menzioni sul web relative al carbone sono cresciute del 130%.
Il 62% degli intervistati afferma che l’aumento dei prezzi dell’energia ha accelerato i propri progetti di sostenibilità, accentuando il senso di urgenza. Si tratta di una percentuale che posiziona l’Italia al primo posto rispetto a tutti gli altri Paesi del mondo. In questo quadro, il 40% stima un aumento dei costi aziendali in un range tra l’11 e il 20% a causa della guerra in Ucraina.
La direzione di marcia è chiara
Anche se la transizione energetica richiederà ancora molti anni, le aziende stanno abbracciando la nuova filosofia green e le energie rinnovabili. Quasi il 50% delle imprese italiane ritiene che non avverrà prima del 2050, citando la mancanza di supporto da parte del Governo (45%) e i costi (45%) come i maggiori ostacoli all’azzeramento delle emissioni.
Lo studio The Decade That Matters 2.0 mostra una crescente evoluzione del sentiment online nei confronti del cambiamento climatico.
Nel primo studio, le menzioni di “net zero” erano più che quintuplicate tra il 2015 e il 2019. Nei tre anni successivi, hanno fatto altrettanto: un aumento significativo in un lasso di tempo molto più breve. Nel 2021, invece, si è registrato anche un notevole spostamento del termine “crisi climatica“, che ha superato il “riscaldamento globale” come argomento di discussione, raggiungendo un picco di oltre 2,5 milioni di menzioni online. Nel 2022, invece, il sentimento si è nuovamente spostato, con menzioni apertamente negative di “net zero” raddoppiate rispetto al 2018.
Questi dati, pur continuando a evolversi, mostrano una netta polarizzazione di cittadini e imprese rispetto alle tematiche ambientali ed energetiche. Ad oggi, le opportunità di intraprendere le azioni necessarie per evitare gli effetti più catastrofici della crisi climatica sono reali. Tuttavia, questa finestra si sta rapidamente chiudendo man mano che i primi impatti della crisi climatica si fanno sentire a livello globale.
Ancora una volta, la sensibilizzazione della collettività e l’impegno di Governi e imprese guideranno i nuovi modelli durante la transizione energetica che stiamo vivendo. In questo scenario, è importante perseguire le direttrici di: sostenibilità, collaborazione e discontinuità col passato.