Osservando il mercato fotovoltaico indiano è facile intuire il fermento e la dinamicità delle realtà che operano sul territorio, tra qualche difficoltà e a ritmi serrati.
Osservando il mercato fotovoltaico indiano è facile intuire il fermento e la dinamicità delle realtà che operano sul territorio, tra qualche difficoltà e a ritmi serrati.
Non è infatti un mistero che l’elevato numero di installazioni e una rete non proprio aggiornata stiano rallentando i “faraonici” piani del Governo indiano.
Di fatto, nonostante le numerose installazioni attive sul territorio, si registrano oggettive difficoltà di raccolta dell’energia, tramite la rete elettrica nazionale.
Le interruzioni giornaliere, per un periodo di circa due ore, hanno indispettito non poco gli operatori, che chiedono di poter ricevere una corretta remunerazione anche quando l’energia non viene raccolta, a causa di problemi indipendenti dagli impianti stessi.
Tutto considerato il Governo prevede di raggiungere quota 5,5 GW entro il 2016, una potenza installata che posizionerebbe il Paese al quarto posto mondiale. L’obiettivo per il medio termine, pari a 100 GW entro il 2022, appare decisamente lontano, anche se, nonostante i rallentamenti, non si registrano veri e propri fermi ai lavori sul territorio.
La Banca Mondiale sostiene il programma indiano “National Solar Mission” e ha mantenuto fede agli investimenti promessi, finanziando 625 mln USD per accelerare la solarizzazione del Paese.
A questi si sommano i 5 mln USD erogati dal Clean Technology Fund del Climate Investment Fund (CIF).
Un esempio dell’attenzione che il fotovoltaico ha catalizzato in India è rappresentato dalla centrale di Tamil Nadu, sviluppata ad opera della Adani Green Energy. Si tratta di un parco solare da 648 MW, costituito da oltre 25 milioni di moduli solari e 576 inverter e che ha richiesto l’intervento di 8.500 lavoratori e 679 mln USD di investimento.