Intervistiamo Alessandro Ceschiat, Enfinity Global – Head of Business Development, che ci racconta la mission e perché è nata l’Alleanza per il Fotovoltaico.
Intervistiamo Alessandro Ceschiat, Enfinity Global – Head of Business Development, che ci racconta la mission e perché è nata l’Alleanza per il Fotovoltaico.
– Cosa è Alleanza per il Fotovoltaico?
L’Alleanza, costituita da un gruppo di operatori energetici operanti in Italia, è nata nel corso del 2020 su stimolo della velocità delle opportunità di innovazione legislativa impresse dall’iniziativa europea e poggia le sue fondamenta sulla consapevolezza, da parte dei suoi membri, che l’Italia sta vivendo un passaggio cruciale per il proprio futuro. Viviamo, infatti, in un contesto nel quale il settore fotovoltaico ha le carte in regola per poter costituire un importante volano di crescita economica dell’intero Sistema Paese.
L’Alleanza, che non è costituita sotto alcuna forma giuridica per garantire la sua flessibilità e la sua apertura a tutti gli attori che operano nel settore della produzione di energia solare, è formata da imprese che investono direttamente nella produzione di energia da fonte solare in Italia, senza ricorrere ad alcun contributo economico, incentivo o finanziamento per lo sviluppo del business.
Ad oggi le imprese attivamente coinvolte nel progetto dell’Alleanza sono alcune delle società operanti da più anni in Italia, quali Canadian Solar, Enfinity Global, Kingdom Energy, Manni Energy, Solarig, Solar Konzept, Tecno Energy, T-Solar. Si tratta di società che conoscono bene la realtà italiana e credono nella ricchezza del Paese da un punto di vista di cultura, paesaggi e territori, capacità innovativa, tecnologica e imprenditoriale.
Il progetto dell’Alleanza per il fotovoltaico è supportato da una Task Force di grandi e medio-piccoli player attivi in Italia, con rilevanti progetti di investimento nel nostro Paese. L’Alleanza rappresenta quindi la visione di 25 operatori che hanno programmi di investimento in impianti utility scale con grandi vantaggi per le comunità e le amministrazioni. Si tratta di progetti per impianti con capacità installata programmata complessiva tra i 15 e i 20 GW entro il 2030, per investimenti programmati in infrastrutture e tecnologia tra i 13 ed i 20 miliardi di euro relativamente all’Italia
– Quali obiettivi a breve termine si prefigge l’Alleanza? Quali, invece, gli obiettivi per il medio periodo?
Ad oggi, l’Alleanza, sta lavorando e dialogando con stakeholder istituzionali, centri di ricerca e associazioni di categoria per raggiungere 3 macro-obiettivi.
Innanzitutto, vi è l’urgenza di rendere raggiungibili gli obiettivi fissati dal PNIEC. L’istituzione della Commissione PNIEC, con il Decreto Semplificazioni della scorsa estate, è un atto positivo, tuttavia è necessario procedere con una migliore definizione delle sue competenze, del suo funzionamento e della sua capacità di intervento di concerto con le Regioni.
In questo contesto, riteniamo che la Commissione debba intervenire, di concerto con le altre Istituzioni competenti, laddove non si rispettino i tempi ed i modi di attuazione. In questa prospettiva, sono da prevedere meccanismi più approfonditi e chiari di “burden sharing”, con la misura del concorso delle Regioni e degli enti locali alla realizzazione degli obiettivi nazionali, nonché adeguati strumenti di subentro dello Stato in caso d’inadempimento.
In secondo luogo, riteniamo necessario lo sviluppo del fotovoltaico a terra in market parity e del settore agrovoltaico, anche al fine di superare la disfunzione ontologica, consolidatasi nel tempo, tra le esigenze dei produttori di energia elettrica e i produttori agricoli che ora richiede di essere superata da un nuovo paradigma basato sull’uso concorrente del suolo agricolo affinché mondo agricolo e settore energetico possano entrambi trarre vantaggi economici e organizzativi.
Infine, il terzo obiettivo sul quale stiamo lavorando è la semplificazione delle procedure autorizzative, privilegiando il Procedimento Autorizzativo semplificato (PAS) per determinati tipi di collocazione, rispetto ad altre procedure più lunghe e complicate relativamente alle domande presentate fino al 31 dicembre 2021, al fine di recuperare almeno in parte il ritardo accumulato nell’installazione di nuova potenza rinnovabile rispetto a quanto previsto dal PNIEC.
Consapevoli del contributo che il settore può dare alla transizione energetica, grazie al know-how, alla visione strategica e agli investimenti, puntiamo a facilitare il percorso deciso a livello nazionale ed europeo per la Green Recovery e la sostenibilità dello sviluppo economico. Intendiamo raggiungere questo obiettivo mettendo a disposizione dell’intero settore fotovoltaico le competenze, le esperienze pregresse e l’infrastruttura tecnologica di tutte le aziende aderenti all’Alleanza.
– Il fotovoltaico è strategico per il raggiungimento degli obiettivi del Next Generation EU, quali prospettive attendono il settore?
La transizione energetica, così come delineata in maniera accurata nel Next Generation EU, è senz’ombra di dubbio una degli architravi dell’Europa del futuro.
Basti pensare che questo pacchetto di stimolo, dal valore di 750 miliardi, prevede lo stanziamento di 100 miliardi per la transizione “verde”. A loro volta, questi investimenti potranno portare alla creazione di nuovi posti di lavoro in un arco temporale trentennale.
Volgendo lo sguardo all’Italia, non possiamo non affermare che lo stanziamento di 68,9 Mld€ (sui 209Mld complessivi), nell’ambito della Missione Rivoluzione verde e transizione ecologica del PNRR, il programma di investimenti che l’Italia ha presentato nelle scorse settimane nell’ambito del Next Generation EU, potrebbe essere funzionale all’avvio di una decarbonizzazione competitiva dell’industria italiana e alla promozione dell’Efficienza Energetica e della digitalizzazione in sinergia per la ripresa economica e per l’ambiente.
Tuttavia, abbiamo dovuto constatare come, nella versione definitiva del Piano, sia stata conferita maggiore importanza, e dunque maggiori investimenti, al tema dell’idrogeno – Una scelta alla quale l’Italia è stata quasi costretta alla luce degli sviluppi internazionali e della direzione intrapresa da Bruxelles con l’adozione della strategia UE per l’idrogeno.
– Quali criticità intravedete, oggi, a livello normativo e organizzativo? Come pensate di migliorare il sistema?
Ad oggi nel nostro sistema sono presenti diverse criticità sia a livello procedurale sia a livello di percepito rispetto al settore che, nonostante l’andamento positivo registrato negli ultimi anni, rallentano l’avvio delle nuove installazioni soprattutto in ottica di raggiungimento dell’obiettivo dei 52 GW fissati dal PNIEC entro il 2030.
Da un punto di vista strutturale, le criticità afferiscono alle procedure di autorizzazione, ancora molto lente e complesse. Ad oggi, l’iter delle autorizzazioni ha una durata di circa 3 – 4 anni per procedimento, un lasso di tempo che comporta un disallineamento con la rapidità dello sviluppo tecnologico, per cui si rischia di approvare in ultima istanza progetti basati su sistemi obsoleti e superati da tecnologie più efficienti. Sono quindi urgenti misure per la semplificazione dell’iter autorizzativo.
Le altre problematiche sono legate al tema della valorizzazione dei terreni agricoli, all’assenza di limitazione circa la realizzazione di impianti in aree agricole e al contempo alla mancanza di permessi nell’accesso alle aste e agli incentivi sui medesimi impianti. L’assenza di pianificazione o integrazione con il territorio può generare malcontento e un rischio molto elevato che gli enti locali possano introdurre provvedimenti ad hoc per limitare le installazioni.
Come Alleanza, ci auguriamo che gli enti locali diano vita ad una pianificazione chiara e armonizzata per evitare la concentrazione di impianti in aree ristrette. Anche senza espliciti divieti, attualmente tutte le amministrazioni locali italiane e le grandi organizzazioni agricole hanno un atteggiamento di “assoluta prudenza” o di sostanziale opposizione nel concedere l’autorizzazione alla costruzione di impianti fotovoltaici su tali terreni. Questo rappresenta un grave freno per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile ai quali anche il nostro Paese è chiamato entro il 2030.
– Al di là dell’impegno a livello di Governo centrale, secondo voi, qual è il ruolo delle Regioni nella implementazione del PNIEC?
Riteniamo che le Regioni ricoprano un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal PNIEC e per questo è necessario delineare un programma chiaro che stabilisca degli obiettivi precisi e misurabili per le singole Regioni. Come anticipato, per consentire l’attuazione di politiche nazionali, è importante che la Commissione PNIEC assuma precise funzioni, competenze e capacità di intervento di concerto con le Regioni.
Ci auspichiamo inoltre che la Commissione possa intervenire laddove non si rispettino i tempi e i modi di attuazione, prevedendo meccanismi più chiari di “burden sharing” con la misura del concorso delle Regioni e degli enti locali per raggiungere gli obiettivi nazionali, nonché strumenti adeguati di intervento dello Stato in caso di adempimento.