Giugno 25, 2024

Nicola Martello

IKN Energy Executive Summit 2024, sicurezza energetica e sostenibilità

Il 19 giugno IKN ha organizzato l’evento Energy Executive Summit 2024, per parlare di sicurezza energetica e di sostenibilità nel nostro Paese. All’incontro hanno partecipato i manager di utility e aziende coinvolte nella distribuzione dell’energia, che hanno potuto ascoltare numerosi oratori.

Tra questi citiamo Stefano Verde, Chief Strategy, Regulation and Local Institutions Officer Gruppo Hera, Massimiliano Massari, Senior Corporate Banker Energy Intesa San Paolo, Andrea Casartelli, Country Manager EDP Energia Italia, Luca Conti, CEO E.ON Italia. Nel corso della giornata sono stati tenuti anche diversi tavoli interattivi sulle infrastrutture, sulle tecnologie per l’innovazione digitale e la transizione, sulle CER. Quest’ultimo tavolo è stato moderato da Lorenzo Misani, Retail Sales & Customer Solutions Edison Energia. Sergio Giraldo, fondatore di Energy Bit Analysis, ha moderato l’intero evento.

sicurezza energetica

Andrea Casartelli, Country Manager EDP Energia Italia

Sicurezza energetica e sostenibilità – Le trasformazioni in atto nel settore energetico

Il settore dell’energia si sta trasformando sempre più rapidamente, sulla spinta non solo di avvenimenti geopolitici che hanno stravolto, primo su tutti, il mercato del gas negli ultimi 2 – 3 anni, ma anche a causa delle normative che impongono un passaggio alle energie rinnovabili con una cadenza temporale molto stringente.

In questo scenario, di primaria importanza è la sicurezza energetica offerta dal sistema, di recente messa in crisi dall’affidabilità dei fornitori delle materie prime, dalla solidità dei gasdotti sottomarini, dalla capacità delle reti elettriche. A questo si deve aggiungere la fondamentale sostenibilità ambientale, che però non può prescindere dalla sostenibilità economica.

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Luca Conti, CEO E.ON Italia

In pratica stiamo sostituendo in corsa un sistema energetico funzionante (ma non ecologico) con un altro nuovo e diverso. In altre parole stiamo mandando in pensione anticipata una buona parte della capacità produttiva di energia. Per fare questo servono investimenti molto importanti, sia privati sia pubblici. Vista l’entità degli investimenti necessari, è importante trovare strumenti di mercato innovativi, che consentano la transizione.

Le sfide per le utility nei prossimi anni: non solo tecnologiche ma anche economiche

Le utility non sono più semplici fornitori di energia, ma devono sia gestire utenti che diventano produttori (grazie al fotovoltaico e all’accumulo) sia fidelizzare i propri clienti con servizi dinamici e al passo con i tempi. In più devono passare alle fonti di energia rinnovabili in un’ottica di sostenibilità, senza dimenticare la sicurezza delle forniture e la profittabilità economica.

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Stefano Verde, Chief Strategy, Regulation and Local Institutions Officer Gruppo Hera
Il contesto attuale è molto fluido e variabile, perché sono forti le incertezze causate dai cambiamenti normativi a livello europeo e nazionale. Sono quindi necessari continui aggiustamenti alle strategie delle utility. È necessario tener conto delle variazioni dei prezzi delle materie prime che sono improvvisamente diventate fondamentali, come il litio, il cobalto, le terre rare. Inoltre bisogna seguire con attenzione gli sviluppi delle tecnologie in ambito energetico, soprattutto quelle relative ai pannelli fotovoltaici e ai sistemi di accumulo elettrochimico, che nel prossimo futuro saranno probabilmente affiancati da quelli termici e chimici.

Importante è anche il potenziamento delle reti elettriche, che devono sostenere in maniera efficiente il transito di quantità di energia molto superiori rispetto al passato. L’abbandono dei carburanti fossili, infatti, sposta verso l’elettrificazione non solo la mobilità ma anche numerosi processi industriali.

Massimiliano Massari, Senior Corporate Banker Energy Intesa San Paolo
Per quanto riguarda l’aspetto economico, il passaggio alle energie rinnovabili richiede investimenti eccezionalmente onerosi, investimenti che attualmente arrivano soprattutto dal settore privato, ma con un forte contributo dei Governi, che si stanno progressivamente indebitando sempre di più. Un debito che ricadrà sulle spalle delle generazioni future.

In ogni caso è molto difficile, se non impossibile, fare previsioni affidabili sul medio periodo, quindi le utility navigano a vista. Quello che però sta diventando sempre più evidente è che probabilmente l’Italia non riuscirà a rispettare le scadenze imposte dall’Unione Europea in fatto di decarbonizzazione. Ma anche gli altri Paesi non sono in condizioni molto migliori.

Ridefinire il ruolo e le strategie delle utility

Oggi le utility devono tenere in grande considerazione l’apporto della generazione distribuita, con investimenti anche importanti in questo settore. La generazione distribuita, pur avendo il problema della frammentazione degli impianti, permette di superare vincoli paesaggistici e architettonici, che stanno avendo sempre maggior peso sulle grandi installazioni, soprattutto in Italia. Il fotovoltaico si presta bene a questa frammentazione, perché gli impianti solari sono modulari e facilmente scalabili.

Nell’installazione del fotovoltaico è importante monitorare in maniera costante gli incentivi, disponibili a livello nazionale, regionale e comunale. Soprattutto quelli comunali e regionali sono molto variabili nel tempo, hanno finestre che possono essere molto ristrette, quindi è necessario essere pronti ad approfittarne, perché possono fare la differenza tra un progetto realizzato e uno cancellato.

Per stimolare l’installazione di questi impianti stanno avendo un buon successo i PPA, che sfruttano le superfici delle aziende (di solito i tetti degli stabilimenti) per sistemi fotovoltaici che rimangono proprietà dell’utility per 10, 20 anni e che forniscono energia a un prezzo competitivo all’azienda, senza che questa debba fare un investimento iniziale.

Un altro aspetto di cui bisogna tenere conto è il tempo di completamento di un nuovo impianto. Se per installare e collegare l’hardware di un sistema fotovoltaico industriale serve circa un mese, per l’allacciamento alla rete sono necessari sempre 180 giorni, perché gli enti che devono dare le autorizzazioni sono lenti e di solito scatta prima il limite temporale dei sei mesi per il silenzio assenso. Questi cinque mesi circa di attesa improduttiva sono un fattore che pesa negativamente sull’economia dell’impianto.

Le CER: grandi attese, ma la realtà non è così entusiasmante

Le CER, o Comunità Energetiche Rinnovabili, sono da tempo sui giornali. Le aspettative di tutte le figure interessate – Comuni, PMI, privati – sono molto alte, soprattutto per le attese di un ritorno economico. Ma la realtà dei fatti porta a un notevole ridimensionamento dell’effettiva convenienza economica. In altre parole, i risparmi che le aziende e le persone coinvolte in una CER possono avere sono molto ridotti, a tal punto da rendere antieconomica la realizzazione della maggior parte dei progetti.

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Lorenzo Misani, Retail Sales & Customer Solutions Edison Energia
Oggi l’assetto delle CER è complicato. La normativa non agevola, anche perché è il risultato di compromessi raggiunti a livello europeo tali da escludere gli incentivi, visti dall’UE come aiuti di Stato. Inoltre i costi di costituzione e di gestione sono impegnativi, a tal punto da rendere queste comunità energetiche molto poco interessanti agli occhi delle utility.

I Comuni sono i più attratti dalle CER, ma più sono i privati coinvolti (privi di un impianto fotovoltaico), minori sono i ritorni economici per ciascun aderente alla Comunità. Più interessante è la creazione di una CER per i Comuni sotto i 5.000 abitanti, creazione che va fatta entro marzo 2025 per ottenere un contributo del 40% a fondo perduto grazie al PNRR. Un’altra forma di CER economicamente sostenibile è quella costituita da una media impresa dotata di un sistema fotovoltaico, che fornisce energia ai propri dipendenti.

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