L’aggiornamento del report “Osservatorio Sistemi di Accumulo” di ANIE Federazione presenta il trend delle installazioni di energy storage in Italia registrati dal sistema Gaudì di Terna.
Analisi dati cumulati al 2022
Al 30 settembre 2022 risultano installati ben 159.724 sistemi di accumulo (SdA), per una potenza complessiva di 949 MW e una capacità massima di 1.816 MWh. A questi si aggiungono gli impianti di Terna per complessivi 60 MW e 250 MWh.
A partire da inizio 2021 si registra una crescita trimestrale costante delle installazioni, in media aumentate nel 2022 di circa 7.000 unità rispetto al trimestre precedente. Analizzando i dati del 2021 e del 2022 si è passati da una media nel 2021 di 3.000 unità/mese ad una media nel 2022 di 9.400 unità/mese (+220%).
La tecnologia più diffusa è quella a base di Litio (98,8% del totale) seguita da quella a base di Piombo (0,9%). Si registrano 188 batterie a volano e 176 supercondensatori.
La quasi totalità (93%) dei SdA è di taglia < 20 kWh con una netta prevalenza dei sistemi di capacità compresa tra 5 e 10 kWh (38%) e di quelli con capacità compresa tra 10 kWh e 15 kWh (29%). Rispetto all’Osservatorio al 30 Giugno 2022 sta aumentando la taglia della capacità di stoccaggio per singolo sistema di accumulo: il range di capacità per accumuli tra 10 e 20 kWh è cresciuta del 4%, di contro quella degli accumuli inferiore ai 10 kWh è diminuita del 4%.
La principale configurazione utilizzata per i SdA è quella “lato produzione in corrente continua”, che ricopre l’81% del totale, mentre quella “lato produzione in corrente alternata” e quella “lato post produzione” ricoprono rispettivamente il 7% e il 12%.
Il 99,9% dei SdA risulta abbinato ad un impianto fotovoltaico, di cui il 99,5% di taglia residenziale.
La Lombardia è la regione con il maggior numero di sistemi installati (34.369 SdA per una potenza di 189 MW e una capacità di 366 MWh), seguita dal Veneto (23.398 SdA per 135 MW e 284 MWh) e dall’Emilia-Romagna (16.065 SdA per 104 MW e 181 MWh).
ANIE – Analisi dati 2022
Il trend del 2022, periodo gennaio-settembre (Q1+Q2+Q3), è in notevole crescita per numero, potenza e capacità di accumulo rispetto ai periodi precedenti. Le installazioni si attestano a 84.513 unità per una potenza di 549 MW e una capacità di 1.106 MWh. Nell’ultimo trimestre, luglio-settembre (Q3), sono stati installati 35.767 accumuli con una media di circa 12.000 unità/mese.
Analizzando la tipologia di configurazione si conferma lo spostamento delle nuove installazioni verso quelle “lato produzione in corrente continua” rispetto ai periodi precedenti. Da gennaio a settembre 2022 questa configurazione ricopre il 91% delle installazioni, mentre le configurazioni “lato produzione in corrente alternata” e “lato post produzione” ricoprono rispettivamente il 4% e il 5%.
Continua la crescita in tutte le Regioni che nel periodo gennaio-settembre 2022 hanno consolidato un segno positivo rispetto allo stesso periodo del 2021 relativamente al numero di installazioni, alla potenza e alla capacità installate. Le Regioni che si sono contraddistinte per il maggior apporto nel 2022 sono Lombardia e Veneto che hanno superato le 10.000 unità.
Le analisi di mercato di ANIE
I risultati conseguiti nel corso di questi mesi del 2022 sono frutto soprattutto dei meccanismi di cessione del credito e dello sconto in fattura relativi alle detrazioni fiscali del Superbonus 110% e della ristrutturazione edilizia al 50%. In crescita il tasso di installazione di impianti fotovoltaici residenziali equipaggiati con un sistema di accumulo, che passa dal 42% del 2021 al 64% del 2022.
ANIE Rinnovabili ritiene positiva la robusta crescita delle installazioni degli accumuli di piccola/media taglia sugli impianti fotovoltaici, in quanto contribuiscono ad aumentare la quota di energia autoconsumata e conseguentemente riducono i costi della bolletta di energia elettrica, oggi fortemente influenzati dall’elevato prezzo del gas, con dinamiche di formazione dei prezzi determinate dall’elevata domanda a livello mondiale, che secondo il Gas Market Report di IEA continuerà a crescere nei prossimi anni.
Si registra ancora una situazione di completo stallo riguardo le installazioni di grande taglia; tuttavia ANIE Rinnovabili stima che possano entrare in esercizio alcuni sistemi di accumulo nell’ultimo trimestre del 2022.
Recentemente tra gli scenari di sviluppo al 2030 il documento Terna-Snam contempla quello del FitFor55 (FF55) promosso dalla UE e non ancora recepito nel nuovo PNIEC, secondo cui per accompagnare lo sviluppo delle fonti rinnovabili saranno necessari 95 GWh di accumuli, escludendo i pompaggi ad oggi esistenti. Di questi 16 GWh saranno costituiti da piccoli impianti distribuiti, 8 GWh dagli impianti aggiudicatari delle aste del Capacity Market e 71 GWh da impianti di grande taglia.
Considerando il biennio 2021-2022 di massima diffusione degli accumuli di piccola taglia si registra una media di installazioni di 0,8 GWh/anno; di contro il FF55 richiederebbe nei prossimi 8 anni installazioni per circa 2 GWh/anno. Se per gli accumuli di piccola taglia l’obiettivo è sfidante, ancor più arduo appare raggiungere l’obiettivo degli accumuli di grande taglia, motivo per il quale è stato concepito un nuovo strumento, il cosiddetto art. 18 del D.Lgs 210/2021, consultato di recente da ARERA e in discussione presso la Commissione europea. Per questo segmento di mercato secondo lo scenario FF55 di Terna-Snam servirebbero 10 GWh/anno di nuove installazioni.
I dati evidenziano che dall’elaborazione della strategia all’implementazione del quadro normativo e soprattutto alla definizione degli strumenti di policy ci sia un certo disallineamento, in particolar modo temporale dato che la strategia del PNIEC risale a due anni orsono e solo il 24% dell’obiettivo sui sistemi di accumulo distribuiti è stato conseguito.
Al fine di riuscire a traguardare gli obiettivi della strategia di lungo termine sarà fondamentale definire un quadro normativo e strumenti di policy altrettanto di lungo termine, in modo da fornire alla filiera quegli ingredienti necessari alla programmazione degli investimenti.
E’ evidente che gli stop and go sono fortemente deleteri in quanto mettono a repentaglio la pianificazione degli investimenti delle imprese da un punto di vista di produzione industriale e di posti di lavoro e nel caso peggiore la loro sussistenza.