Maggio 9, 2012

Giovanni Corti

Il messaggio alle regioni degli ” Stati generali delle associazioni delle rinnovabili e dll’efficienza energetica”

Gli “Stati Generali delle Associazioni delle Rinnovabili e dell’Efficienza Energetica” hanno presentato alla Conferenza Stato-Regioni specifici emendamenti sui decreti ministeriali delle rinnovabili elettriche e del quinto conto in energia fotovoltaico, attualmente in esame, con l’obiettivo che possano tenere conto delle richieste che provengono dal mondo delle imprese che oggi in Italia occupano oltre 100mila addetti.

Gli “Stati Generali delle Associazioni delle Rinnovabili e dell’Efficienza Energetica” hanno presentato alla Conferenza Stato-Regioni specifici emendamenti sui decreti ministeriali delle rinnovabili elettriche e del quinto conto in energia fotovoltaico, attualmente in esame, con l’obiettivo che possano tenere conto delle richieste che provengono dal mondo delle imprese che oggi in Italia occupano oltre 100mila addetti.

 

Le richieste sono state presentate ieri in una conferenza stampa a Roma e oggi, nel corso dell’evento di apertura di Solarexpo & Greenbuilding, “STATI GENERALI DELLE ENERGIE RINNOVABILI E DELL’EFFICIENZA ENERGETICA IN ITALIA” alla presenza del Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini.

Di seguito pubblichiamo il testo della lettera:

Non affossare le rinnovabili e l’efficienza energetica
Cambiare responsabilmente il sistema energetico
Siamo in una fase delicata e cruciale dello sviluppo delle rinnovabili in Italia e di trasformazione dell’intero sistema energetico. Le rinnovabili hanno coperto il 26% della produzione elettrica nazionale nel 2011 e si sono espanse anche nel settore della produzione di calore. Gli interventi sull’efficienza energetica hanno inoltre garantito significativi risultati negli ultimi anni, mentre ancora sensibile è il ritardo nel settore dei trasporti. Queste dinamiche hanno favorito la rapida crescita di un nuovo comparto imprenditoriale con oltre 100.000 posti di lavoro, in netta controtendenza con l’attuale fase di crisi.
Siamo tutti consapevoli che occorre adeguare il sistema di incentivi, ma questo passaggio va realizzato con interventi intelligenti, in grado di accompagnare le varie fonti verso la competitività. In questo modo si favorisce la crescita dell’occupazione e, in prospettiva, si assicura un guadagno economico per la collettività, si aumenta la sicurezza energetica del paese, si riducono le emissioni di gas climalteranti.

La ridefinizione delle modalità di supporto alle rinnovabili e all’efficienza, se gestita male, rischia di mettere in ginocchio l’intero settore. Le proposte di decreti inviate alle Regioni, fotovoltaico e rinnovabili  elettriche, sono purtroppo inadeguate e fortemente penalizzanti. La sensazione è che sia prevalso un atteggiamento punitivo nei confronti di un comparto che sta dimostrando concorrenzialità con le fonti fossili e sta mettendo in difficoltà gli operatori elettrici tradizionali.
Il comparto delle imprese energetiche verdi, vista la gravità della situazione, ha avviato un coordinamento tra le varie Associazioni per confrontarsi con maggiore efficacia con le istituzioni e per modificare provvedimenti che potrebbero essere letali. Si sono così costituiti gli “Stati generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica”, che nel corso di due incontri a Roma in aprile hanno discusso le criticità principali contenute nei decreti “elettrici” e hanno presentato le proposte per il settore termico e dell’efficienza ai rappresentanti di Ministeri e Regioni.

Gli Stati generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica hanno condiviso le proposte di emendamento ai due primi Decreti in vista della Conferenza Stato-Regioni e che il 9 maggio saranno discussi al SolarExpo a Verona alla presenza del ministro dell’Ambiente Clini.

La prima richiesta che gli Stati generali rivolgono con forza al Governo è che vengano emanati rapidamente, previa consultazione con le parti interessate, sia il decreto sulle rinnovabili termiche atteso dal settembre scorso sia la definizione degli obiettivi dei certificati bianchi al 2020, che quelli relativi alla definizione delle norme per l’immissione in rete e la promozione del biometano (in assenza dei quali si stanno bloccando, di fatto, le opportunità di sviluppo per questo settore, che presenta significative potenzialità per le rinnovabili elettriche, termiche ed anche per i trasporti).

Sul fronte dell’efficienza energetica e delle rinnovabili termiche sono ingenti i benefici che si potrebbero avere sia sul fronte occupazionale che della riduzione delle emissioni inquinanti, con una spesa molto ridotta, mentre la promozione del biometano potrà dare importanti risultati anche nel settore dei trasporti.

Sull’elettrico, invece, a preoccupare le Associazioni non sono tanto i tagli degli incentivi, comunque in alcuni casi particolarmente penalizzanti, quanto l’aumento del peso della burocrazia che i Decreti introdurrebbero, quando al contrario andrebbe alleggerita come avviene in molti altri paesi. In particolare, è unanime la richiesta di abbandono del sistema dei registri e dei limiti annui allo sviluppo delle diverse tecnologie, da sostituire con un meccanismo di riduzione della tariffa che si autoregoli in funzione del volume di installazioni;  si garantirebbe lo stesso risultato con strumenti di mercato evitando un approccio dirigista che avrebbe l’unico risultato di bloccare la bancabilità dei progetti.

Per quanto riguarda il fotovoltaico, si propone di aumentare, anche se non di molto, il plafond di spesa previsto. In particolare si dovrebbe tornare al limite di 7 miliardi, già indicato nel quarto conto energia, che consentirebbe a questa tecnologia nel medio termine di riuscire a camminare sulle proprie gambe garantendo l’installazione di migliaia di MW senza incentivi. Per accompagnare il passaggio al nuovo regime si chiede inoltre un periodo transitorio di tre mesi dalla data di raggiungimento del limite di spesa previsto. Proprio per costruire un percorso del fotovoltaico verso la grid parity che sia ad impatto zero in bolletta, si deve dare la possibilità di usufruire dello scambio sul posto anche agli impianti sopra i 200 kW come percorso alternativo agli incentivi.
Per spingere gli interventi più utili e innovativi, occorre ripristinare i premi previsti dal quarto conto energia per gli interventi più costosi, come gli impianti a concentrazione e lo smaltimento dell’amianto. Allo stesso modo si dovrebbe prevedere un premio per impianti realizzati con almeno l’80% di materiali realizzati in Europa e comunque vanno individuate opportune forme di incentivazione a sostegno e sviluppo dell’industria nazionale. Inoltre occorre, come nell’attuale conto energia, classificare gli impianti su fabbricati rurali, come edifici  visto che saranno tutti accatastati e soggetti ad IMU.

Sul versante delle altre tecnologie rinnovabili per la produzione elettrica, si chiede l’innalzamento della potenza per l’accesso ai registri a 250 kW e l’incremento del contingente annuo per le varie fonti (separando le  biomasse dal biogas e scorporando i rifiuti dal decreto) che risulta largamente inferiore ai ritmi di crescita realizzati in questi anni. Inoltre i premi previsti per biomasse e biogas con particolare riferimento agli impianti di potenza inferiore ad 1 MW vanno semplificati al fine di renderli accessibili, fermo restando il raggiungimento gli obiettivi ambientali e di efficienza.

Vanno elevate le soglie per l’accesso alle aste ad almeno 20 MW (e 50 MW per l’eolico) e va aumentato il tempo consentito di costruzione per impianti più complessi. Va rivisto il meccanismo di transizione dai certificati verdi alla tariffa e il posticipo del pagamento dei certificati verdi da parte del GSE.

Queste proposte permettono di continuare nello sviluppo delle tecnologie rinnovabili consentendo, al contempo di tenere sotto controllo l’impatto in bolletta. I decreti, al contrario, porterebbero a ridurre gli incentivi da 12,4 a 11,2 miliardi di euro, con un taglio del 10%,  ma con modalità di applicazione devastanti. Infatti, a fronte di un limitato impatto sulle tariffe, come osserva anche l’Autorità dell’Energia, si frenerebbe la crescita delle rinnovabili (secondo l’ultimo rapporto di Deutsche Bank, non si raggiungerebbero gli obiettivi al 2020) e si metterebbe in ginocchio uno dei pochi settori che si erano sviluppati in questo periodo di crisi.

Gli Stati Generali chiedono quindi che nella Conferenza Stato Regioni si tenga conto delle richieste che provengono dal mondo delle imprese.

AES – Azione Energia Solare
AGROENERGIA
AIEL – Associazione Italiana Energie Agroforestali
ANEST – Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica
ANEV – Associazione Nazionale Energia dal Vento
ANIE-GIFI-Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane
ANTER – Associazione Nazionale Tutela Energie Rinnovabili
APER – Associazioni Produttori Energia da Fonti Rinnovabili
ASCOMAC – COGENA
ASSIEME – Associazione Italiana Energia Mini Eolico
ASSO ENERGIE FUTURE
ASSOLTERM – Associazione Italiana Solare Termico
ASSOSOLARE – Associazione Nazionale dell’industria Solare Fotovoltaica
ATER – Associazione Tecnici Energie Rinnovabili
CIB – Consorzio Italiano Biogas
COMITATO IFI – Industrie Fotovoltaiche Italiane
CPEM – Consorzio dei Produttori di Energia da Minieolico
FEDERPERN – Federazione Produttori Idroelettrici
FIPER – Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili
GIGA – Gruppo Informale per la Geotermia e l’Ambiente
ISES ITALIA
ITABIA – Italian Biomass Association
KYOTO CLUB

 

 

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