Dicembre 3, 2013

Cristiano Sala

Dazi antidumping sul fotovoltaico, le critiche del Comitato IFI

Le discordie commerciali tra Cina e Comunità Europea si protraggono da mesi e hanno portato all’imposizione di dazi su componenti e sui materiali provenienti dal gigante asiatico. La battaglia sembrerebbe tuttavia conclusa a seguito del voto del Consiglio UE, in merito alla negoziazione con i produttori cinesi che rispetteranno gli accordi.

Le discordie commerciali tra Cina e Comunità Europea si protraggono da mesi e hanno portato all’imposizione di dazi su componenti e sui materiali provenienti dal gigante asiatico. La battaglia sembrerebbe tuttavia conclusa a seguito del voto del Consiglio UE, in merito alla negoziazione con i produttori cinesi che rispetteranno gli accordi.

I dazi saranno perciò imposti sui moduli fotovoltaici importati da quelle aziende che non aderiranno a quanto siglato in sede comunitaria ad agosto. In definitiva i mesi di indagini e la parziale imposizione di dazi antidumping si risolvono con un accordo tra le parti, nonostante l’effettiva crisi del settore in Europa e i danni provocati al mercato fotovoltaico del vecchio continente.
Le associazioni di categoria criticano una simile manovra e mettono in evidenza anomalie strutturali nella fasi di investigazione appena concluse da parte della Commissione UE. Secondo il Comitato IFI le modalità di applicazione, in due tempi, di differenti aliquote dei dazi, non ha contribuito a ridurre il “pregiudizio per l’industria europea del fotovoltaico”.
Il Comitato è particolarmente critico quando si sottolinea il tipo di accordo e i prezzi minimi stabiliti sulle importazioni cinesi. In aggiunta, si evidenzia come, nonostante le indagini abbiano messo in evidenza che i margini di dumping e le sovvenzioni illegittime ricevute dai produttori nelle annate 2011 / 2012 superi il 100%, l’UE abbia scelto di non applicare dazi provvisori.

Alessandro Cremonesi, presidente IFI: “Visti gli esiti finali, non ci sono margini di dubbio sulla volontà politica perseguita dall’Unione Europea nel concludere questa disputa: mettere da parte ogni evidenza che ponesse in luce il comportamento illegittimo e predatorio da parte dei produttori di moduli fotovoltaici cinesi e scegliere la via negoziale, iniqua si, ma tale da scongiurare le ritorsioni economiche già annunciate dalla Cina verso altri settori economici. Una scelta che mette in luce tutta la debolezza politica dell’Europa di fronte allo strapotere economico cinese, consegnandogli altresì una ‘patente di legittimità’ per invadere illegalmente il proprio spazio economico, commerciale e manifatturiero. Finita si una battaglia…ma non la guerra”.

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